La Società Palmaria Experience Srl ha presentato al Comune di Portovenere un progetto per la realizzazione sull’isola Palmaria, nella ex cava Carlo Alberto, di fronte alla chiesetta di San Pietro, di uno stabilimento balneare.
Il progetto prevede, in sintesi, il recupero del fabbricato esistente da destinare a ristorante/bar, la messa in sicurezza della parete di cava, la costruzione di tre piscine, cabine, servizi, area fitness, servizi con docce, interventi sulla vegetazione. Nell’area esterna alla proprietà privata è prevista la realizzazione di gradoni in legno per agevolare la discesa sulla scogliera verso un pontile di attracco imbarcazioni che verrebbe costruito in piena Area di Tutela Marina, sopra la prateria di posidonia che ancora resiste nel canale di Porto Venere. Prevede inoltre come oneri di urbanizzazione l’illuminazione del tratto di sentiero pubblico che costeggia il previsto stabilimento e la costruzione di un bagno pubblico autopulente in zona Beffettuccio.
L’Associazione Posidonia ha presentato al Comune di Porto Venere richiesta di accesso agli atti e potete visionare il progetto o presso la sede dell’Associazione o richiedendolo al nostro indirizzo mail posidoniaportovenere@libero.it
La società proponente ha inviato al Comune lo Studio di Incidenza che deve valutare la compatibilità del progetto con il sito in cui si inserisce , sito che è tutelato da normative a livello europeo oltre che regionale essendo Sito di Interesse Comunitario, Sito Unesco e Parco Naturale Regionale.
Quelle che leggete qui sotto sono le Osservazioni presentate dall’Associazione Posidonia.
OGGETTO: Osservazioni allo Studio di Incidenza Ambientale sul Progetto per la riqualificazione dell’Area ex Cava Carlo Alberto presentato da Palmaria Experience Srl
Osservazioni
L’intervento proposto si inserisce in un’area naturalistica di pregio protetta da norme a livello europeo, nazionale e regionale. E’ infatti Sito di Interesse Comunitario, Parco Naturale Regionale, Sito Unesco.
Nello Studio di Incidenza viene descritto per sommi capi il progetto presentata da Palmaria Experience e su quanto lì scritto sono basate queste Osservazioni che presentiamo suddivise per punti comparandoli con le normative vigenti.
Uso di energia elettrica
In nessun punto del progetto si fa riferimento a autonomia energetica creata con pannelli fotovoltaici peraltro già installati sull’isola sul tetto della Torre Corazzata Umberto I.
Nelle indicazioni relative ai codici Habitat della zona di intervento, le linee sospese sono indicate tra le “Pressioni e minacce” che potrebbero degradare il sito.
Anche il Piano del Parco, art. 20.2.1, raccomanda che non si faccia uso di linee elettriche sospese.
E ancora (sempre dal Piano del Parco): 20.2.4 Il Parco promuove altresì lo sviluppo di forme di produzione di energia da fonti rinnovabili (eolica, idrica, a moto ondoso, ecc.), i cui impianti dovranno comunque essere sottoposti a corrette valutazioni sul loro impatto ambientale, con particolare riferimento alla tutela della degli habitat e della fauna. 20.2.5 Il Parco predispone linee guida di comportamento per un uso consapevole dell’energia elettrica.
Utilizzo risorse idriche
Nel Piano del Parco l’articolo 20.1.2 recita: Il Parco promuove iniziative per il censimento e il monitoraggio delle risorse idriche, nonché per la loro tutela. Il Parco predispone linee guida di comportamento per un uso consapevole delle risorse idriche.
Il progetto prevede la realizzazione di piscine. Nella Relazione tecnica piscine è scritto che l’acqua sarà attinta dall’acquedotto pubblico, che dovrà essere totalmente rinnovata almeno una volta all’anno e che verrà sanificata tramite un sistema di elettrolisi a bassa salinità.
In nessuna delle 12 pagine della relazione tecnica piscine è descritta la capienza delle vasche, la quantità di acqua necessaria per mantenerle in condizioni idonee né l’acqua che si prevede verrà consumata dai servizi accessori (docce, lavapiedi, irrigazione, ecc.)
In un’isola come Palmaria, che ha da sempre penuria di acqua, e di fronte all’emergenza climatica in atto che limiterà sempre di più le risorse idriche per la popolazione, riteniamo sia uno spreco inconcepibile la realizzazione di piscine.
Viene ipotizzato l’uso di acqua di mare per le piscine. In questo caso le tubature pescherebbero esattamente in zona posidonia per poi risalire sotto o a fianco agli scogli. Questa acqua verrebbe poi resa al mare, sempre in zona posidonia, intorbidita e inquinata.
Previsto pontile e gradoni di accesso sulla scogliera
Di fronte al sito dell’intervento proposto c’è l’Area di Tutela Marina che parte da Punta Secca e gira intorno al Beffettuccio. In questa area resiste uno dei pochi posidonieti ancora presenti nel nostro mare. Secondo gli studi dell’Ispra tra i fattori che portano alla morte delle praterie di Posidonia c’è l’intorbidimento delle acque e il continuo passaggio di barche.
La Tavola 48 allegata al Piano del Parco classifica come Alta la Vulnerabilità dell’ambiente marino
La costruzione del pontile, che sia o meno stagionale, comporterà un traffico di imbarcazioni in quel punto da una costa all’altra e sistemi di ancoraggio al fondale laddove è vietatissimo calare anche una semplice ancora.
Il regolamento dell’ATM fa esplicito divieto al transito e all’ancoraggio di imbarcazioni (in questo caso, di pontile) in quel punto. L’articolo 7.4.i recita: E’ vietato l’ancoraggio a natanti e imbarcazioni lungo la costa settentrionale dell’isola Palmaria, tra Punta Beffettuccio e Punta Secca
Del resto, per quanto riguarda il pontile inserito in una zona balneare, è scritto nel PUC, Norme di conformità e congruenza D1:
19.1, Attività balneari non in stabilimento: E’ vietata la installazione di pontili per attracco di imbarcazione e le strutture ed attrezzature che possano pregiudicare l’uso prevalente.
E ancora (sempre dal PUC) 19.5. Costa naturale Nei tratti indicati come di costa naturale non sono consentite operazioni di trasformazione dei luoghi per favorire attracchi, usi, ecc.
La Tavola 50 allegata al Piano del Parco classifica come “eccellente” la qualità della scogliera
Quella costa è da sempre una zona balneare per locali e turisti, libera, gratuita e, specialmente dopo l’istituzione della ATM, dove si può nuotare indisturbati. Non è ipotizzabile un traffico di imbarcazioni sia per la presenza della prateria di posidonia che per la destinazione del tratto di costa a un uso balneare. La creazione di un canale di passaggio per le imbarcazioni diminuirebbe considerevolmente la libera balneazione e creerebbe una frattura tra due tratti di costa.
I previsti gradoni in legno costruiti sugli scogli modificherebbero ì la scogliera e non si configurano come “piccoli interventi” così come scritto nel PUC, Obiettivi 8.4.1
Inoltre, più che garantire l’accessibilità al mare paiono garantire l’accessibilità al pontile.
Inserimento nel contesto ambientale
Dal PUC Sub ambito R12.1:
L'area della ex cava non presenta una configurazione sufficientemente definita e neppure un corretto inserimento ambientale. La condizione deriva dallo stato della ex cava abbandonata senza una adeguata sistemazione e con il fronte non posto in sicurezza e dalla situazione della costa e dei percorsi. L'obiettivo della disciplina è quello di consentire l'adeguamento dell'area sia sotto il profilo funzionale che sotto quello paesisticoambientale. Sono pertanto consentiti quegli interventi sia di recupero delle strutture esistenti che di miglioramento dell'area che ne consolidino la presenza e ne migliorino l'inserimento nel contesto ambientale.
Uno stabilimento recintato e precluso, con costruzioni quali cabine e piscine, sradicamento e ripiantumazione di piante con disposizione dettata dall’utilizzo del luogo e non dalla naturalità, alberi tagliati, inquinamento acustico e luminoso, non può a nostro avviso definirsi “inserito” nel contesto ambientale di un SIC, Parco Naturale, Sito Unesco.
Leggiamo nel PUC. Assetto Insediativo 3.3.1.
L'area della ex cava dovrà essere sottoposta ad un progetto di recupero con gli obiettivi di: - riqualificare la fruizione balneare e l'accesso alla costa, - garantire l'accesso e la circolazione pubblica tramite la sistemazione dei percorsi esistenti; - riqualificare e mettere in sicurezza la parete; - dotare la zona di servizi ed attrezzature per la balneazione e la fruizione turistica da collocare nel manufatto esistente da recuperare; La fascia costiera potrà essere destinata ad attrezzature balneari con le seguenti regole: Dovrà essere garantita la fruizione pubblica libera e dovrà essere consentito l'accesso e la fruizione alla scogliera, alla spiaggia, alla zona boscata e rocciosa di interesse paesistico; Non è consentito costruire nuovi edifici nè alterare i caratteri tipologici, compositivi e costruttivi di quelli esistenti.
Il PUC vigente prevede un utilizzo di quell’area a servizio dei camminatori, prevede servizi per i bagnanti e un’ area ombrosa e di libera fruizione.
Ricordiamo anche che nella Tavola 61 allegata al Piano del Parco è previsto in quell’area il Giardino Botanico di Cava Carlo Alberto
Interventi esterni alla proprietà
Anche l’illuminazione del sentiero pubblico, opera facente parte degli oneri di urbanizzazione, ci appare incongrua e inadatta al mantenimento della naturalità del luogo. Non solo si altererebbe il sito, creando una fonte di inquinamento luminoso che, per quanto mitigata, sarebbe di disturbo per l’avifauna, ma si modificherebbe l’immagine dell’isola vista dalla terra ferma.
Conclusioni
Per Osservazioni sugli elementi prettamente tecnici della VINCA ci riferiamo a quanto inviato per Legambiente Spezia dal dott. Fabio Giacomazzi.
Per quanto sopra esposto riteniamo che lo Studio di Incidenza in esame non sia accoglibile e non risponda alle prescrizioni della normativa vigente
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