Sull’indagine che l’Associazione Clean Air Task Force ha condotto in vari siti nel mondo, compreso quello di Panigaglia (ne abbiamo dato conto nel post precedente), è stato pubblicato su Italia Libera il 26 luglio 2021 un articolo di Lilli Mandara che riporta due commenti interessanti, uno del prof. Vincenzo Balzani, chimico, professore emerito all’Università di Bologna, e l’altro di Augusto De Sanctis del Comitato abruzzese NO hub Gas.
Secondo il primo: “L’articolo di Reuters richiama l’attenzione sui gasdotti e sui loro problemi, che diventeranno enormi quando, come vorrebbero Eni e Snam, si passerà ad usarli per l’idrogeno, perché le molecole di idrogeno sono molto piccole e penetrano anche in microscopiche fessure dei metalli. A differenza di quanto affermò tempo fa Alverà, amministratore delegato di Snam, per trasportare e distribuire idrogeno servono gasdotti in materiali speciali, non servono quelli usati per il metano”.
Si dovrebbero quindi costruire nuove infrastrutture.
De Sanctis insiste sul fatto che il metano non sia un gas così verde come crede e vorrebbe farci credere il ministro Cingolani e che non possa essere una soluzione, neppure temporanea, per affrontare l’emergenza climatica. “Le politiche del governo evidenziano un deficit culturale grave delle classi dirigenti che vogliono solo assecondare i desideri di profitto sul breve termine di Snam ed Eni − conclude De Sanctis −, sfruttando tra l’altro le bollette degli italiani invece di strutturare una politica energetica e industriale che possa reggere nei prossimi decenni alla sfida della crisi climatica”.
I ricercatori del Global Energy Monitor, (i dati ottenuti dalle loro ricerche sull’energia fossile sono utilizzate dall’Agenzia Internazionale per l’Energia e dalla Banca Mondiale) hanno rivelato in un rapporto del 2020 che l’Europa sta pianificando di investire un totale di 117 miliardi di euro, pubblici e privati, in nuove infrastrutture di gas fossile, allontanando così il Vecchio Continente dall’obiettivo “zero emissioni”. Secondo questi studiosi tali opere “non sono necessarie in quanto l’attuale capacità di importazione di gas dell’UE è quasi il doppio (1,8 volte) rispetto all’attuale consumo di gas”.
Commentando questo rapporto, il prof. Mark Jacobson della Stanford University afferma che: “Se vogliamo avere una qualche speranza di risolvere la crisi climatica in corso ed evitare i 340mila decessi per inquinamento atmosferico che si verificano ogni anno in Europa dobbiamo diminuire di almeno l'80% il consumo di gas naturale entro il 2030 e del 100% entro il 2050, non aumentarlo”.
L’alternativa è costituita dalle energie pulite e rinnovabili