venerdì 16 luglio 2021

Fumo a Panigaglia


Sabato 10 luglio si è verificato un principio di incendio all’interno dello stabilimento GNL di Panigaglia. Secondo un dipendente dell’azienda, intervenuto su Facebook, quindi non una dichiarazione ufficiale della Società, si è trattato di “materiale di una ditta di coibentazione, depositato in un’area idonea allo smaltimento”.

Nella baia di Panigaglia, all’interno dello stabilimento GNL, sono in corso lavori di ammodernamento tecnologico (revanping) dei serbatoi. Da ormai qualche anno uno dei due non è utilizzato e la capacità dell’impianto è quindi dimezzata, di circa 50.000 m3 . Esattamente un anno fa, nel luglio 2020, GNL ha affidato alla società Paresa di Cesena, unica presentatasi alla gara pubblicata sulla G.U.E. il 18 agosto 2016, l’appalto per l’esecuzione di lavori relativi a questo ammodernamento per un valore di 19,1 milioni di euro. Il lavoro terminerà a fine 2021 e riguarda entrambi i serbatoi ma soprattutto quello non utilizzato per il quale è prevista la sostituzione del sistema di coibentazione e l’adeguamento della strumentazione.

Da un articolo di Ship2Shore del 17 luglio 2020:Come spiegato dalla stessa Snam, lo scopo di questi interventi è innanzitutto quello di allungare la vita residua utile dei serbatoi dell’impianto e rendere così il terminale più performante e attrattivo, migliorandone anche il posizionamento in ottica di transizione energetica (in previsione anche dell’avvio di attività di small scale GNL).

Tra i principali benefici conseguenti a questo upgrade ci sarà anche la forte riduzione dei tempi di discarica delle navi, che verranno più che dimezzati passando dagli attuali 3 giorni a 30-32 ore”.


Questi lavori possono spiegare l’accatastamento di materiale di coibentazione, non giustificano affatto la superficialità di questa operazione. Si è accatastato materiale infiammabile, in estate, con alte temperature, molto vicino alla base del pontile, cioè in un luogo che non si può definire “fuori dall’impianto”, luogo “no gas” (come scritto dallo stesso dipendente dell’azienda su Facebook).


I problemi connessi al rigassificatore di GNL Italia sono stati più volte trattati in questo blog, nei post con etichetta “Panigaglia”. Vogliamo ora trattare due aspetti messi in evidenza dall’incidente di sabato 10: la vetustà dell’impianto e la mancata informazione alla popolazione.

L’impianto, costruito tra il 1968 e il 1970, è ormai senescente anche se sono state nel tempo eseguite modifiche e migliorie. Come scrive Grondacci QUI citando il D.Lgs 105/2015, uno dei fattori di rischio da considerare nella prevenzione degli incidenti rilevanti è proprio l’invecchiamento delle strutture, invecchiamento che non è connesso solo all’età ma anche a incidenti o guasti, danneggiamenti, meccanismi di deterioramento e altri. Non dimentichiamo poi che l’impianto non è costituito solo da quello che vediamo all’interno della baia, c’è tutto il gasdotto e abbiamo già visto, in Lunigiana, che è sufficiente un colpo di ruspa per provocare un’esplosione.


Un punto assolutamente carente è l’informazione alla popolazione. Esiste un PEE che deve per legge essere periodicamente aggiornato e rivisto. Posidonia, Legambiente e Italia Nostra hanno presentato le Osservazioni circa due anni fa QUI citando tutte le Leggi, le Linee Guida, i cambiamenti climatici e le caratteristiche del sito. Ma proprio pensando a questo ultimo aspetto, cioè la collocazione dell’impianto, avremmo potuto presentare un documento di poche righe:


In questo sito non può stare un Impianto Seveso di categoria superiore, ad Alto rischio di incidente rilevante. Questo sito non ha, né può avere, nessuna delle caratteristiche previste dalle Leggi, nazionali e europee, per poter ospitare un tale impianto.


Dell'incidente di sabato 10 siamo venuti a conoscenza solo perché durante la stagione estiva quel tratto di mare è solcato da numerose imbarcazioni. 

Nella revisione del Codice di Rigassificazione pubblicato da Snam nel 2018, al cap 21, titolo Gestione delle Emergenze di Servizio, è scritto che ci sono tre livelli di allarme: il primo, preallarme, si gestisce internamente allo stabilimento e non viene avvisata nessuna autorità esterna; nel secondo, allarme, che può causare il blocco totale o parziale dell’impianto, vengono avvisati il Responsabile Emergenza GNL, il Prefetto, il Questore e la Capitaneria di Porto; nel terzo, livello più elevato, “cioè caratterizzato dalla maggiore gravità, con blocco generale dell’impianto e attivazione del sistema antincendio”, vengono avvisati, oltre a quelli già citati, il Sindaco di PV, il Presidente della Provincia, il Presidente della Regione e il comando dei VV.FF.

Quindi la popolazione sarebbe avvisata, tramite il Sindaco, per ultima e solo nel caso di incidente rilevante. Popolazione che, come abbiamo scritto anche nelle Osservazioni al PEE, non sa a quali segnali deve rispondere né quali comportamenti deve tenere.


Ribadiamo qui, come già scritto nelle Osservazioni al PEE, la richiesta di una esercitazione in scala reale con il coinvolgimento della popolazione.



Esiste anche un altro problema derivante dalla natura stessa dell’impianto, sia allo stato attuale che modificato, problema che contribuisce ad aggravare l'emergenza climatica e quindi ci tocca sempre più da vicino: l’immission
e di metano in atmosfera. In un articolo diffuso dalla Reuters, di cui dà conto Europa Today del 25 giugno 2021, si descrive un’indagine che l’Associazione Clean Air Task Force ha condotto in vari siti nel mondo, compresa l’Italia. L’indagine è stata condotta attraverso riprese video utilizzando una termocamera a infrarossi che ha permesso di registrare le perdite di metano dagli impianti e quindi l’immissione del gas in atmosfera. Problema non da poco se si pensa che il metano è la principale causa del cambiamento climatico insieme all’anidride carbonica. Alcuni studi dicono che la capacità climalterante del metano sia addirittura 80 volte più elevata della CO2 .

E non ci sono solo le perdite accidentali, ci sono anche gli sfiati, le emissioni intenzionali che sono previsti in ogni impianto di stoccaggio. Il filmato ha mostrato che è stato scaricato metano in tre momenti distinti nell’arco di due settimane anche da Panigaglia. In risposta la Società ha comunicato che l’emissione di Panigaglia è dovuta a un guasto meccanico temporaneo di un compressore d’aria che potrà essere riparato nella seconda metà del 2021.


La Commissione Europea ha presentato nel dicembre 2019 il Green Deal europeo, una serie di iniziative politiche per raggiungere la neutralità climatica in Europa entro il 2050. Tra queste, iniziative per ridurre le emissioni di metano e la creazione di un Osservatorio Internazionale in collaborazione con il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, la Coalizione per il clima e l’aria pulita e l’Agenzia internazionale per l’energia. La strategia prevede misure per ridurre le emissioni di gas a effetto serra rendendo anche obbligatorio il rilevamento e la riparazione delle perdite nelle infrastrutture gas. La stessa Commissione si è impegnata a proporre entro luglio 2021 nuove leggi sulla misurazione, la comunicazione e la verifica delle emissioni di gas a effetto serra nel settore dell’energia. Il provvedimento è attualmente in discussione presso la Commissione e sono emerse subito divisioni e contrarietà, non solo dai paesi dell’Est che utilizzano ancora una quota elevata di combustibili fossili, ma anche da altri paesi, tra cui l’Italia, che temono costi elevati per le aziende e per i cittadini.


Nell’Assemblea ordinaria di Snam del 28 aprile 2021, tra le domande fatte pervenire dai soci prima della data di svolgimento, una riguarda proprio la quantità di emissioni dai terminali GNL. Risposta della Società: “Le emissioni dirette di metano del terminale GNL di Panigaglia nel 2020 sono state pari a 786 tonnellate. Per questo impianto è prevista al 2025 una riduzione delle emissioni del 75% rispetto al 2015”.

Nel 2008, quando stavamo contrastando l’ipotesi di raddoppio dell’impianto, in un opuscolo divulgativo sui rigassificatori scrivevamo: “L’impianto di Panigaglia alle dimensioni attuali immette in atmosfera 174,3 tonnellate annue di NOx (sigla generica che identifica collettivamente tutti gli ossidi di azoto e le loro miscele). Alle emissioni convogliate vanno aggiunte quelle fuggitive di gas e/o liquido leggero da valvole, pompe, compressori, etc., stimate in 52,41 t/anno”.


I dati sulle emissioni di Panigaglia erano tratti dal sito ufficiale di GNL Italia. Negli ultimi 13 anni le emissioni di metano sono abbondantemente più che decuplicate.



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