domenica 30 giugno 2019

Beni culturali: il petrolio dell'Italia


Il titolo esatto del Protocollo d’Intesa citato nell’articolo precedente è Protocollo di Intesa per la valorizzazione dell’isola Palmaria.
Il già citato articolo 2 comma 3, ai punti c e d prevede di:
c) contribuire alla valorizzazione dell’isola Palmaria nell’ambito di un progetto pilota che sia fortemente basato sulla presenza storica,culturale e materiale, della Marina Militare;
d) favorire il processo di valorizzazione dell’isola Palmaria quale esempio di sviluppo sostenibile di un bene di grande valore storico, culturale, ambientale e paesaggistico;”
Con questo secondo articolo vogliamo analizzare l’origine e l’uso divenuto ormai consueto di questo termine, valorizzazione, il cui significato abbiamo più volte stigmatizzato con l’equivalenza “valorizzazione = monetizzazione”.

Nel 2004 fu approvato il Codice dei Beni Culturali che all’articolo 6 definisce la valorizzazione come quel processo che dovrebbe promuovere la conoscenza del patrimonio culturale italiano e assicurarne le migliori condizioni di fruibilità allo scopo di favorire lo sviluppo della cultura.
Da subito però il termine ha assunto una connotazione economica, andando di pari passo con la mercificazione dei beni culturali e naturali, e questa visione si è talmente consolidata negli anni nella politica italiana da divenire oggetto di studio e di ricerca anche all’estero.

lunedì 24 giugno 2019

Isola Palmaria. La contraddizione del Protocollo di Intesa

Il Masterplan per l’isola Palmaria, fatto proprio dalla Cabina di regia il 16 maggio u.s., nasce da un Protocollo di Intesa siglato il 14 marzo 2016 tra il Comune di Porto Venere, il Ministero della Difesa, la Regione Liguria e l’Agenzia del Demanio che prevede, ai primi due punti dell’articolo 2 comma 3, di:
a) recuperare alcuni immobili in uso alla Marina Militare che potrebbero essere messi a disposizione del progetto di valorizzazione dell’isola;
b) migliorare, anche con interventi di manutenzione straordinaria, alcuni beni che rimangono in uso alla Marina Militare essendo inseriti nel complesso di più generale valorizzazione dell’isola e ancora necessari alle esigenze della Forza Armata;”
Al successivo comma 4 è scritto che “costituiscono oggetto degli interventi che saranno previsti nei successivi atti attuativi” i beni indicati ai punti successivi e, in particolare, al punto ii “i beni che rimangono nella disponibilità della Forza Armata e che saranno oggetto di interventi di innovazione e di manutenzione straordinaria compresi e finanziati nell’ambito dell’attuazione del programma di valorizzazione dell’isola Palmaria, senza oneri per le Amministrazioni Statali;” mentre nel punto iii sono indicate “le reti e i beni strumentali (strade e reti tecnologiche)” sempre “senza oneri per le Amministrazioni Statali.
In una prima versione del Protocollo, quella approvata dal C.C. n. 28 del 18 settembre 2015, era scritto “senza oneri per il Ministero della Difesa e per la Marina Militare”. Perché è stata variata questa dicitura? Per comprendere anche il MiBAC che nel frattempo era entrato a far parte della Cabina di Regia? Per comprendere le Amministrazioni Statali Periferiche e quindi anche il Comune? Per ottemperare in questo modo all’articolo 56 bis della legge 98/2013 che prevede il trasferimento a titolo non oneroso a Comuni, Province, Città Metropolitane e Regioni di beni immobili demaniali? 

domenica 9 giugno 2019

Masterplan? No, grazie


La Cabina di Regia ha approvato il Masterplan per l'isola Palmaria. Si tratta di un sesto scenario, chiamato 5bis in quanto non era presente tra i 5 a suo tempo presentati. Questo scenario comporta un impatto notevole sulla natura dell'isola: è prevista, per esempio, l'estensione delle zone coltivabili, la costruzione di una monorotaia a uso turistico, l'allestimento della cava di portoro al Pozzale per spettacoli e per tutti i manufatti che passano al Comune, ad esclusione dei forti e delle batterie, è prevista la vendita o la concessione pluriennale per farne residenze o strutture ricettive.
L'Associazione Posidonia ha già più volte scritto in merito a questo prossimo cambiamento dell'isola e, in attesa di pronunciarsi in modo più approfondito su quanto proposto dal Masterplan, ha inviato ai giornali e diffuso sui social la nota che qui pubblichiamo.



Rigettiamo il Masterplan per l’isola Palmaria, presentato e acquisito dalla Cabina di regia ma non ancora passato in Consiglio Regionale per l’approvazione, poiché, compiendo scelte che hanno una valenza economico-politica e che avranno pesanti ripercussioni sul sociale, disegna un’isola modificata e artificiale. Si tratta di scelte dettate da una errata interpretazione del concetto di “valorizzazione”, interpretazione secondo la quale i beni culturali, e quindi anche quelli paesaggistici, sono paragonati a pozzi petroliferi da sfruttare. I beni culturali e la cultura in genere sono stati trasformati dalla politica in strumenti economici, in potenziali creatori di ricchezza e neppure per tutti, ma solo per potentati economici che stanno sempre più sfruttando ogni nostro bene comune. Questo sta succedendo sull’isola Palmaria, in contrasto con la Costituzione Italiana che all’articolo 9 “tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione” e contro il parere di autorevoli costituzionalisti quali Paolo Maddalena che definisce i beni demaniali quali beni comuni “fuori commercio e in proprietà collettiva, e che, pertanto, sono inalienabili, inusocapibili e inespropriabili”.