La Cabina di Regia ha approvato il Masterplan per l'isola Palmaria. Si tratta di un sesto scenario, chiamato 5bis in quanto non era presente tra i 5 a suo tempo presentati. Questo scenario comporta un impatto notevole sulla natura dell'isola: è prevista, per esempio, l'estensione delle zone coltivabili, la costruzione di una monorotaia a uso turistico, l'allestimento della cava di portoro al Pozzale per spettacoli e per tutti i manufatti che passano al Comune, ad esclusione dei forti e delle batterie, è prevista la vendita o la concessione pluriennale per farne residenze o strutture ricettive.
L'Associazione Posidonia ha già più volte scritto in merito a questo prossimo cambiamento dell'isola e, in attesa di pronunciarsi in modo più approfondito su quanto proposto dal Masterplan, ha inviato ai giornali e diffuso sui social la nota che qui pubblichiamo.
Rigettiamo il Masterplan per
l’isola Palmaria, presentato e acquisito dalla Cabina di regia ma
non ancora passato in Consiglio Regionale per l’approvazione,
poiché, compiendo scelte che hanno una valenza economico-politica e
che avranno pesanti ripercussioni sul sociale, disegna un’isola
modificata e artificiale. Si tratta di scelte dettate da una errata
interpretazione del concetto di “valorizzazione”, interpretazione
secondo la quale i beni culturali, e quindi anche quelli
paesaggistici, sono paragonati a pozzi petroliferi da sfruttare. I
beni culturali e la cultura in genere sono stati trasformati dalla
politica in strumenti economici, in potenziali creatori di ricchezza
e neppure per tutti, ma solo per potentati economici che stanno
sempre più sfruttando ogni nostro bene comune. Questo sta succedendo
sull’isola Palmaria, in contrasto con la Costituzione Italiana che
all’articolo 9 “tutela il paesaggio e il patrimonio storico e
artistico della Nazione” e contro il parere di autorevoli
costituzionalisti quali Paolo Maddalena che definisce i beni
demaniali quali beni comuni “fuori commercio e in proprietà
collettiva, e che, pertanto, sono inalienabili, inusocapibili e
inespropriabili”.
L’isola Palmaria subirà
invece una profonda trasformazione anche se, come viene costantemente
ripetuto, non ci sarà un metro cubo di cemento in più. La
trasformazione avverrà sia nella sua natura, con l’ampliamento
delle zone coltivate in aree ormai da decenni boschive, sia nella
proprietà che diventerà in gran parte privata con la vendita o la
cessione per lungo tempo di numerosi immobili.
L’isola Palmaria non ha solo
bellezze naturalistiche di grandissimo pregio, conserva anche
testimonianze storiche che, se ben evidenziate, contribuirebbero alla
presenza di un turismo culturale, consapevole e rispettoso, un
turismo che non consuma i luoghi. Si pensa invece a un cambio di
destinazione d’uso trasformando questi beni, o una parte di essi,
in strutture ricettive. Con la realizzazione dello scenario fatto
proprio dalla Cabina di Regia l’isola subirà un processo di
banalizzazione e omologazione, sarà simile a molti altri “non
luoghi” del mondo (“la Capri della Liguria”, ha fantasticato il
presidente Toti) e perderà quelle caratteristiche che ne hanno fatto
finora un luogo unico e speciale.
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