giovedì 2 dicembre 2021

Stabilimento balneare sull'isola Palmaria

 




La Società Palmaria Experience Srl ha presentato al Comune di Portovenere un progetto per la realizzazione sull’isola Palmaria, nella ex cava Carlo Alberto, di fronte alla chiesetta di  San Pietro, di uno stabilimento balneare.

Il progetto prevede, in sintesi, il recupero del fabbricato esistente da destinare a ristorante/bar, la messa in sicurezza della parete di cava, la costruzione di tre piscine, cabine, servizi, area fitness, servizi con docce, interventi sulla vegetazione. Nell’area esterna alla proprietà privata è prevista la realizzazione di gradoni in legno per agevolare la discesa sulla scogliera verso un pontile di attracco imbarcazioni che verrebbe costruito in piena Area di Tutela Marina, sopra la prateria di posidonia che ancora resiste nel canale di Porto Venere. Prevede inoltre come oneri di urbanizzazione l’illuminazione del tratto di sentiero pubblico che costeggia il previsto stabilimento e la costruzione di un bagno pubblico autopulente in zona Beffettuccio.

L’Associazione Posidonia ha presentato al Comune di Porto Venere richiesta di accesso agli atti e potete visionare il progetto o presso la sede dell’Associazione o richiedendolo al nostro indirizzo mail posidoniaportovenere@libero.it

La società proponente ha inviato al Comune lo Studio di Incidenza che deve valutare la compatibilità del progetto con il sito in cui si inserisce , sito che è tutelato da normative a livello europeo oltre che regionale essendo Sito di Interesse Comunitario, Sito Unesco e Parco Naturale Regionale.

Quelle che leggete qui sotto sono le Osservazioni presentate dall’Associazione Posidonia.

lunedì 19 luglio 2021

Panigaglia, il progetto di small scale e le Osservazioni degli Enti Locali

                                 I possibili attracchi del Ro-Ro Ferry e le rotte nel Golfo


Sull’indagine che l’Associazione Clean Air Task Force ha condotto in vari siti nel mondo, compreso quello di Panigaglia (ne abbiamo dato conto nel post precedente), è stato pubblicato su Italia Libera il 26 luglio 2021 un articolo di Lilli Mandara che riporta due commenti interessanti, uno del prof. Vincenzo Balzani, chimico, professore emerito all’Università di Bologna, e l’altro di Augusto De Sanctis del Comitato abruzzese NO hub Gas.

Secondo il primo: “L’articolo di Reuters richiama l’attenzione sui gasdotti e sui loro problemi, che diventeranno enormi quando, come vorrebbero Eni e Snam, si passerà ad usarli per l’idrogeno, perché le molecole di idrogeno sono molto piccole e penetrano anche in microscopiche fessure dei metalli. A differenza di quanto affermò tempo fa Alverà, amministratore delegato di Snam, per trasportare e distribuire idrogeno servono gasdotti in materiali speciali, non servono quelli usati per il metano”.

Si dovrebbero quindi costruire nuove infrastrutture.

De Sanctis insiste sul fatto che il metano non sia un gas così verde come crede e vorrebbe farci credere il ministro Cingolani e che non possa essere una soluzione, neppure temporanea, per affrontare l’emergenza climatica.Le politiche del governo evidenziano un deficit culturale grave delle classi dirigenti che vogliono solo assecondare i desideri di profitto sul breve termine di Snam ed Eni − conclude De Sanctis −, sfruttando tra l’altro le bollette degli italiani invece di strutturare una politica energetica e industriale che possa reggere nei prossimi decenni alla sfida della crisi climatica”.


I ricercatori del Global Energy Monitor, (i dati ottenuti dalle loro ricerche sull’energia fossile sono utilizzate dall’Agenzia Internazionale per l’Energia e dalla Banca Mondiale) hanno rivelato in un rapporto del 2020 che l’Europa sta pianificando di investire un totale di 117 miliardi di euro, pubblici e privati, in nuove infrastrutture di gas fossile, allontanando così il Vecchio Continente dall’obiettivo “zero emissioni”. Secondo questi studiosi tali opere “non sono necessarie in quanto l’attuale capacità di importazione di gas dell’UE è quasi il doppio (1,8 volte) rispetto all’attuale consumo di gas”.

Commentando questo rapporto, il prof. Mark Jacobson della Stanford University afferma che: “Se vogliamo avere una qualche speranza di risolvere la crisi climatica in corso ed evitare i 340mila decessi per inquinamento atmosferico che si verificano ogni anno in Europa dobbiamo diminuire di almeno l'80% il consumo di gas naturale entro il 2030 e del 100% entro il 2050, non aumentarlo”.

L’alternativa è costituita dalle energie pulite e rinnovabili


venerdì 16 luglio 2021

Fumo a Panigaglia


Sabato 10 luglio si è verificato un principio di incendio all’interno dello stabilimento GNL di Panigaglia. Secondo un dipendente dell’azienda, intervenuto su Facebook, quindi non una dichiarazione ufficiale della Società, si è trattato di “materiale di una ditta di coibentazione, depositato in un’area idonea allo smaltimento”.

Nella baia di Panigaglia, all’interno dello stabilimento GNL, sono in corso lavori di ammodernamento tecnologico (revanping) dei serbatoi. Da ormai qualche anno uno dei due non è utilizzato e la capacità dell’impianto è quindi dimezzata, di circa 50.000 m3 . Esattamente un anno fa, nel luglio 2020, GNL ha affidato alla società Paresa di Cesena, unica presentatasi alla gara pubblicata sulla G.U.E. il 18 agosto 2016, l’appalto per l’esecuzione di lavori relativi a questo ammodernamento per un valore di 19,1 milioni di euro. Il lavoro terminerà a fine 2021 e riguarda entrambi i serbatoi ma soprattutto quello non utilizzato per il quale è prevista la sostituzione del sistema di coibentazione e l’adeguamento della strumentazione.

Da un articolo di Ship2Shore del 17 luglio 2020:Come spiegato dalla stessa Snam, lo scopo di questi interventi è innanzitutto quello di allungare la vita residua utile dei serbatoi dell’impianto e rendere così il terminale più performante e attrattivo, migliorandone anche il posizionamento in ottica di transizione energetica (in previsione anche dell’avvio di attività di small scale GNL).

Tra i principali benefici conseguenti a questo upgrade ci sarà anche la forte riduzione dei tempi di discarica delle navi, che verranno più che dimezzati passando dagli attuali 3 giorni a 30-32 ore”.


Questi lavori possono spiegare l’accatastamento di materiale di coibentazione, non giustificano affatto la superficialità di questa operazione. Si è accatastato materiale infiammabile, in estate, con alte temperature, molto vicino alla base del pontile, cioè in un luogo che non si può definire “fuori dall’impianto”, luogo “no gas” (come scritto dallo stesso dipendente dell’azienda su Facebook).


martedì 29 giugno 2021

Il Parco Naturale Regionale di Porto Venere. Parte seconda: una sentenza della Corte Costituzionale

 


La Regione Liguria ha sferrato un attacco alle Aree naturali Protette con la legge 3/2019, contestata dal Governo e oggetto di una sentenza della Corte Costituzionale di cui parleremo. Uno degli articoli contestati prevedeva che il Piano del Parco andasse ad integrare la pianificazione territoriale, concetto già presente nella Legge Regionale sulle Aree Strategiche. Secondo questa Legge, la 29/2017 che ha istituito le Aree strategiche (ne abbiamo parlato QUI) e la successiva D.G.R.532/2019, i vari Piani paesaggistici e urbanistici che regolano il territorio devono essere armonizzati con il Masterplan o, meglio, come detto dall’architetto Tomiolo della Regione Liguria, a Porto Venere il 12 giugno 2019 durante la presentazione dello Scenario 5bis, “dobbiamo passare dal Masterplan che giuridicamente non ha una valenza operativa, non ha effetti sul territorio, non determina norme di salvaguardia, non consente l’attuazione di interventi, dovremo passare a far diventare i contenuti del Masterplan contenuti del PUC, contenuti del Piano del Parco, contenuti del Piano Paesaggistico Regionale, cioè gli strumenti che attualmente operano sul territorio”.


lunedì 28 giugno 2021

Il Parco Naturale Regionale di Porto Venere. Parte prima: uno sguardo ai bilanci del Comune

 


Lo scopo di questo scritto è dimostrare con documenti ufficiali che il Parco Naturale Regionale di Porto Venere, viene progressivamente lasciato morire, lasciato senza fondi e quindi nell’impossibilità di programmare e realizzare non solo eventi, iniziative, collaborazioni con Enti e Università, ma neppure la gestione ordinaria.

Del Parco Naturale Regionale di Porto Venere ci siamo occupati QUI, QUI e QUI raccontandone la storia e lamentando lo stato di abbandono che era evidente già da tempo.

Per dimostrare ulteriormente questo abbandono abbiamo esaminato le voci riconducibili al Parco estratte dai Bilanci di previsione o, quando non reperibili, da quelli consuntivi, del Comune di Porto Venere per gli anni da 2011 (e qualche caso di anno precedente) a 2021.

Ci siamo limitati in questo scritto a una lettura commentata dei bilanci, abbiamo tralasciato l’importanza del Parco per gli aspetti scientifici, la ricchezza di biodiversità terrestre e marina che caratterizza questo territorio e sulla quale ritorneremo.


mercoledì 17 marzo 2021

Area Pittaluga: finalmente sarà bonificata?

 


Abbiamo letto nella stampa locale che la Regione Liguria ha stanziato fondi per la bonifica dell’Area ex Pittaluga alle Grazie, fondi provenienti dalla quota prevista per la Liguria nel programma per la bonifica dei siti contaminati varato dal Ministro Costa. A nostro parere questa notizia non dovrebbe essere accompagnata da nessun trionfalismo, si dovrebbe invece chiedere scusa alla comunità del golfo (perché l’Area ex Pittaluga è un sito inquinato nel golfo) per il ritardo e per la superficialità con cui negli anni è stato trattato questo problema.

domenica 21 febbraio 2021

Itticoltura sostenibile

 


Abbiamo letto la Comunicazione del Comune di Porto Venere all’Autorità Portuale del Mar Ligure Orientale in cui si richiede che la concessione Demaniale Marittima intestata alla Società Piscicoltura Portovenere, in scadenza il 31/12/2020, venga rinnovata per un solo anno, tempo necessario allo spostamento dell’impianto all’esterno della diga foranea. Si tratta di una concessione per 24000 mq a mare più 400 a terra, all’interno del Golfo della Spezia, nella baia delle Grazie a ridosso di Punta Pezzino, dove è collocato l’impianto di itticoltura.

Nella Comunicazione del Comune di Porto Venere viene citato come motivo della richiesta il vigente PUD che prevede, per il tratto di costa oggetto della concessione, la destinazione d’uso “costa naturale”.

Non è questo l’unico motivo, a nostro avviso, per cui non è più rimandabile lo spostamento dell’attività, nata nel 1987, in un’area più idonea e rispondente alle normative che disciplinano tali impianti. Questo spostamento deve ovviamente coniugarsi con il pieno e totale mantenimento dei posti di lavoro che non devono essere oggetto di contrattazione o utilizzati come forma di ricatto.