domenica 21 febbraio 2021

Itticoltura sostenibile

 


Abbiamo letto la Comunicazione del Comune di Porto Venere all’Autorità Portuale del Mar Ligure Orientale in cui si richiede che la concessione Demaniale Marittima intestata alla Società Piscicoltura Portovenere, in scadenza il 31/12/2020, venga rinnovata per un solo anno, tempo necessario allo spostamento dell’impianto all’esterno della diga foranea. Si tratta di una concessione per 24000 mq a mare più 400 a terra, all’interno del Golfo della Spezia, nella baia delle Grazie a ridosso di Punta Pezzino, dove è collocato l’impianto di itticoltura.

Nella Comunicazione del Comune di Porto Venere viene citato come motivo della richiesta il vigente PUD che prevede, per il tratto di costa oggetto della concessione, la destinazione d’uso “costa naturale”.

Non è questo l’unico motivo, a nostro avviso, per cui non è più rimandabile lo spostamento dell’attività, nata nel 1987, in un’area più idonea e rispondente alle normative che disciplinano tali impianti. Questo spostamento deve ovviamente coniugarsi con il pieno e totale mantenimento dei posti di lavoro che non devono essere oggetto di contrattazione o utilizzati come forma di ricatto.


Fin dal 2002 la Commissione Europea ha parlato espressamente di acquacoltura sostenibile, individuato gli obiettivi da perseguire e ha inserito tra le misure da adottare “l’itticoltura in gabbie in mare aperto”. La tecnica cosiddetta off-shore presenta molti vantaggi (minore inquinamento, migliore ossigenazione e quindi minore rischio di malattie, migliore possibilità di movimento per gli animali e di conseguenza migliore qualità delle carni), anche se richiede maggiori sforzi tecnologici e finanziari.

La Regione Liguria ha deciso per una soluzione di compromesso, anche per la natura delle sue coste, e ha emanato nel 2007 le “Direttive e Criteri per la disciplina dell’acquacoltura marittima” in cui, dopo aver esaminate le interazioni delle attività di acquacoltura con l’ambiente, fornisce indicazioni sulla collocazione degli impianti. Per ovviare all’inquinamento marino per accumulo di sostanze nutrienti e per la somministrazione di prodotti chimici, oltre che per migliorare la qualità del prodotto, la Regione Liguria ha scelto come primo criterio per un buon posizionamento dell’impianto batimetrie uguali o superiori a 30 metri. Il secondo criterio che la Regione ha indicato come determinante è la distanza di almeno 1000 metri dalla costa. “La situazione ottimale prevede il rispetto di entrambi i criteri ma, in ragione di particolari situazioni locali (bassi fondali anche lontano dalla costa, tratti di costa con alti fondali scarsamente frequentati) potranno essere proposte, motivatamente, soluzioni ad hoc.”.

Il motivo di questi criteri di posizionamento delle vasche sta nella necessità di avere un minore impatto ambientale e di disperdere più facilmente gli inquinanti che vengono prodotti da questa attività.

La Commissione Europea ha pubblicato negli anni numerosi studi sull’impatto ambientale degli impianti di acquacoltura, soffermandosi soprattutto sugli effetti di questi impianti sul benthos, cioè su tutti quegli organismi che vivono a contatto con il fondo marino. Il fattore, derivante dall’allevamento in vasche, che ha un impatto negativo su questi organismi acquatici è principalmente il rilascio non solo di composti chimici ma anche la deposizione di rifiuti solidi con conseguente privazione della luce e dell’ossigeno. “Dalle gabbie per l'allevamento di pesci vengono rilasciati composti disciolti direttamente nella colonna d'acqua circostante, inclusi ammoniaca, nitrato e fosfato insieme a carbonio organico disciolto. Le fonti includono prodotti di escrezione dei pesci e particelle da mangime in pellet o particelle fecali”. (Guida sulle attività di acquacoltura nel contesto della Rete Natura 2000, Commissione Europea, 2018). La parte solida, in assenza di adeguate correnti o in presenza di basso fondale, si deposita sul fondo e piano piano lo ricopre, impedendo agli organismi bentonici di ricevere la luce e l’ossigeno necessari alla loro sopravvivenza. La sopravvivenza del benthos ha notevole importanza, non solo perché conserva la biodiversità ma anche perché un fondale vivo, in continuo rimescolamento e con grande attività di spazzini e detritivori, migliora l’efficienza della purificazione delle acque.


L’impianto di cui stiamo parlando non è situato né a 1000 metri dalla costa né su un fondale di almeno 30 metri, ma è all’interno di un’area portuale, del Sito Regionale di Pitelli, su un fondale che non raggiunge i 10 metri, a una distanza di pochi metri dalla costa e in prossimità di scarichi urbani non sempre funzionanti a dovere. Il fondale di tutta la baia è stato alterato, non solo sotto le vasche di allevamento ma, per l’azione delle ventole ossigenanti che vengono periodicamente messe in funzione, gli escrementi e i residui di cibo sono stati spinti anche al di fuori dell’area. Non è necessario essere particolarmente esperti, è sufficiente un po’ di memoria e scrutare il fondale dal molo per accorgersi che nelle acque della baia delle Grazie non c’è più vita, per una serie di concause, certamente, e l’allevamento dei pesci è una delle principali.

Lo spostamento di questo impianto garantirebbe quindi non solo il rispetto del PUD del Comune di Porto Venere e dei criteri e delle direttive emanate dalla Commissione Europea e dalla Regione Liguria, ma soprattutto una maggior tutela della salute dei cittadini e della salute dell’ambiente.

Con queste premesse, rispetto delle normative, miglioramento delle acque, del prodotto e quindi della salute pubblica, tutela dei lavoratori, non possiamo che accogliere con favore la prospettiva di recuperare un tratto di costa, come scritto nel PUD, come “costa naturale”. E’ un tratto ecologicamente molto importante perché è uno dei pochissimi nel nostro golfo ad aver mantenuto i suoi caratteri e il suo aspetto naturale, uno dei pochissimi non offeso e mortificato da cementificazione, banchinamenti, pontili o passerelle. Il nostro favore allo spostamento dell’impianto di itticoltura è strettamente legato a questa lettura del PUD, cioè recupero della costa a un uso pubblico e non ulteriore stravolgimento con la posa degli ennesimi pontili che hanno ormai ricoperto buona parte della baia alterando non solo l’aspetto a mare ma anche le visuali da terra.

Chiediamo che il futuro progetto di itticoltura con il nuovo posizionamento delle vasche e l’occupazione dello spazio a terra venga presentato alla cittadinanza e discusso pubblicamente prima dell’approvazione.




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