mercoledì 30 ottobre 2019

Osservazioni al Piano di Emergenza Esterna del rigassificatore di Panigaglia



L’associazione Posidonia ha inviato al Prefetto della Spezia le Osservazioni al Piano di Emergenza Esterna del rigassificatore di Panigaglia, osservazioni sottoscritte anche da Legambiente e Italia Nostra.
Vorremmo ancora una volta precisare che non siamo contrari alla presenza di un impianto industriale nel Comune di Porto Venere, non pensiamo si debba vivere di solo turismo o che l’unica possibilità per la baia di Panigaglia sia installarvi l’ennesimo porticciolo. Quello cui siamo contrari è la presenza nella baia e in generale nel golfo di un impianto Seveso di categoria superiore, ad alto rischio di incidente rilevante.
Lo stabilimento della GNL Italia è stato autorizzato circa 50 anni fa, quando non c’erano le normative di oggi e c’era una diversa sensibilità nei confronti dei cittadini e dell’ambiente accompagnata da una distorta idea di futuro. Con l’evolversi della legislazione europea e italiana è diventato sempre più difficile conciliare questo impianto e i suoi annessi (la nave gasiera e il metanodotto che percorre le colline che fanno da cornice al golfo) con le numerosissime attività che insistono in questo spazio ristretto e così densamente abitato.
Questo impianto collide con tutte le numerose altre attività presenti nel golfo, dal porto mercantile a quello militare, dalla stazione crocieristica ai cantieri nautici, dai porticcioli ai battelli di servizio e così via
Le Osservazioni sono state costruite proprio mettendo in evidenza il territorio in cui è inserito lo stabilimento, la popolazione residente e quella fluttuante, trattandosi di zona altamente turistica, e gli studi sull’emergenza climatica che ci danno la certezza di precipitazioni e fulminazioni sempre più violente.
Soprattutto si è messa in evidenza la mancanza di informazione alla popolazione anche se i vari Decreti Legislativi che si sono succeduti fin dall’approvazione della prima direttiva europea cosiddetta Seveso, recepita in Italia nel 1988, hanno sempre messo come punto centrale il coinvolgimento della popolazione. Riguardo a questo impianto tale coinvolgimento non c’è mai stato e si è sempre preferito lasciare i cittadini all’oscuro e inconsapevoli non solo dei rischi che corrono ma anche dei comportamenti di autoprotezione da mettere in atto in caso di incidente.
Proprio per favorire una maggiore e più approfondita informazione alla popolazione è chiesto in premessa che, come consentito dalla legge, il termine per produrre osservazioni venga posticipato.
Dello stesso tenore sono le numerosissime mail che stanno arrivando al Prefetto e speriamo venga accolta la richiesta



domenica 21 luglio 2019

Palmaria. Il Masterplan e i valori paesistici dell'isola

L’isola Palmaria, per la cui valorizzazione è stato sottoscritto il Protocollo di Intesa e elaborato un Masterplan QUI che stiamo riesaminando in tutte le loro implicazioni, è inserita dal 1997 nella lista dei siti del Patrimonio Mondiale posti sotto la tutela dell’UNESCO e dal 2004 rientra nelle disposizioni del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio come paesaggio protetto. Dopo l’iscrizione nella lista del Patrimonio Mondiale è stata definita l’Area di Tutela Marina e dal 2001 l’isola è stata inclusa nel Parco Regionale di Porto Venere. E’ Sito di Interesse Comunitario, IT 1345103, istituito nell’ambito di Natura 2000 con lo scopo di garantire il mantenimento della conservazione del paesaggio e della flora e fauna locali. Nel 2016, quindi solo tre anni fa, in concomitanza con l’avvio del percorso di valorizzazione dell’isola, è stato varato il Piano di gestione per il Sito Unesco con l’obiettivo di promuovere nel modo più ampio possibile il valore eccezionale del sito.
Il Piano Territoriale di Coordinamento Paesistico, PTCP, è lo strumento di pianificazione territoriale della Regione Liguria su cui è basato il quaderno2 del Piano di Gestione del Sito Unesco che prende in esame gli ambiti in cui è stato suddiviso il territorio ligure; Porto Venere e le isole sono l’ambito territoriale n. 94. Nei Caratteri generali del paesaggio leggiamo, limitatamente all’isola Palmaria, “Di notevole valore paesistico è l’isola Palmaria, caratterizzata da un versante roccioso, con grotte a picco sul mare e da quello opposto che scende gradatamente all’arenile, con approdi e lembi di spiaggia, coronata da vegetazione mediterranea…. Sull’isola si trova una ricca vegetazione spontanea ben conservata, con pinete a pino marittimo, macchia mediterranea e latifoglie termofile (leccio e roverella)”. In questa descrizione “le isole, a parte alcune emergenze monumentali, sono prive di insediamenti” e negli Indirizzi per la pianificazione si afferma che nelle isole “le potenzialità insediative sono da ritenersi esaurite” mentre per l’assetto vegetazionale si raccomanda il consolidamento-modificabilità definendo i boschi “nel complesso poco estesi la cui superficie può essere incrementata rispettando le tendenze evolutive in atto su aree prative e arbustate”. 

giovedì 11 luglio 2019

Isola Palmaria. Verso la realizzazione del Masterplan


L’importanza ambientale dell’isola Palmaria, i suoi fondali e la sua bellezza, prerogative che le hanno valso i riconoscimenti nazionali e europei sui quali torneremo nel prossimo scritto, sono stati ribaditi nel Piano di Gestione per il Sito Unesco redatto con la collaborazione di UNESCO, MiBACT, Regione Liguria, Comune di Porto Venere e FILSE e entrato in vigore nel 2016.
Contemporaneamente, sempre nel 2016, veniva sottoscritto il Protocollo d’Intesa per la Valorizzazione dell’Isola Palmaria. Abbiamo già scritto sulla distorta interpretazione del termine “valorizzazione” e anche sulla consuetudine degli amministratori di trasformare importanti riconoscimenti ambientali in vuote enunciazioni di principio mentre contemporaneamente operano in ossequio al più spregiudicato sfruttamento dei beni. La stessa cosa è successa e succede ogni volta che le amministrazioni mettono in atto processi partecipativi unicamente per allettare quei cittadini che desiderano interessarsi e contribuire alla gestione del proprio territorio, mentre contemporaneamente elaborano progetti a vantaggio di singoli speculatori dimostrando anche una visione miope e di corto respiro sul territorio che amministrano.
Questo sta accadendo per l’isola Palmaria, vicenda che dovrebbe avere a che fare esclusivamente con la tutela e la conservazione di un bene comune e non con il suo sfruttamento e la sua monetizzazione.


domenica 30 giugno 2019

Beni culturali: il petrolio dell'Italia


Il titolo esatto del Protocollo d’Intesa citato nell’articolo precedente è Protocollo di Intesa per la valorizzazione dell’isola Palmaria.
Il già citato articolo 2 comma 3, ai punti c e d prevede di:
c) contribuire alla valorizzazione dell’isola Palmaria nell’ambito di un progetto pilota che sia fortemente basato sulla presenza storica,culturale e materiale, della Marina Militare;
d) favorire il processo di valorizzazione dell’isola Palmaria quale esempio di sviluppo sostenibile di un bene di grande valore storico, culturale, ambientale e paesaggistico;”
Con questo secondo articolo vogliamo analizzare l’origine e l’uso divenuto ormai consueto di questo termine, valorizzazione, il cui significato abbiamo più volte stigmatizzato con l’equivalenza “valorizzazione = monetizzazione”.

Nel 2004 fu approvato il Codice dei Beni Culturali che all’articolo 6 definisce la valorizzazione come quel processo che dovrebbe promuovere la conoscenza del patrimonio culturale italiano e assicurarne le migliori condizioni di fruibilità allo scopo di favorire lo sviluppo della cultura.
Da subito però il termine ha assunto una connotazione economica, andando di pari passo con la mercificazione dei beni culturali e naturali, e questa visione si è talmente consolidata negli anni nella politica italiana da divenire oggetto di studio e di ricerca anche all’estero.

lunedì 24 giugno 2019

Isola Palmaria. La contraddizione del Protocollo di Intesa

Il Masterplan per l’isola Palmaria, fatto proprio dalla Cabina di regia il 16 maggio u.s., nasce da un Protocollo di Intesa siglato il 14 marzo 2016 tra il Comune di Porto Venere, il Ministero della Difesa, la Regione Liguria e l’Agenzia del Demanio che prevede, ai primi due punti dell’articolo 2 comma 3, di:
a) recuperare alcuni immobili in uso alla Marina Militare che potrebbero essere messi a disposizione del progetto di valorizzazione dell’isola;
b) migliorare, anche con interventi di manutenzione straordinaria, alcuni beni che rimangono in uso alla Marina Militare essendo inseriti nel complesso di più generale valorizzazione dell’isola e ancora necessari alle esigenze della Forza Armata;”
Al successivo comma 4 è scritto che “costituiscono oggetto degli interventi che saranno previsti nei successivi atti attuativi” i beni indicati ai punti successivi e, in particolare, al punto ii “i beni che rimangono nella disponibilità della Forza Armata e che saranno oggetto di interventi di innovazione e di manutenzione straordinaria compresi e finanziati nell’ambito dell’attuazione del programma di valorizzazione dell’isola Palmaria, senza oneri per le Amministrazioni Statali;” mentre nel punto iii sono indicate “le reti e i beni strumentali (strade e reti tecnologiche)” sempre “senza oneri per le Amministrazioni Statali.
In una prima versione del Protocollo, quella approvata dal C.C. n. 28 del 18 settembre 2015, era scritto “senza oneri per il Ministero della Difesa e per la Marina Militare”. Perché è stata variata questa dicitura? Per comprendere anche il MiBAC che nel frattempo era entrato a far parte della Cabina di Regia? Per comprendere le Amministrazioni Statali Periferiche e quindi anche il Comune? Per ottemperare in questo modo all’articolo 56 bis della legge 98/2013 che prevede il trasferimento a titolo non oneroso a Comuni, Province, Città Metropolitane e Regioni di beni immobili demaniali? 

domenica 9 giugno 2019

Masterplan? No, grazie


La Cabina di Regia ha approvato il Masterplan per l'isola Palmaria. Si tratta di un sesto scenario, chiamato 5bis in quanto non era presente tra i 5 a suo tempo presentati. Questo scenario comporta un impatto notevole sulla natura dell'isola: è prevista, per esempio, l'estensione delle zone coltivabili, la costruzione di una monorotaia a uso turistico, l'allestimento della cava di portoro al Pozzale per spettacoli e per tutti i manufatti che passano al Comune, ad esclusione dei forti e delle batterie, è prevista la vendita o la concessione pluriennale per farne residenze o strutture ricettive.
L'Associazione Posidonia ha già più volte scritto in merito a questo prossimo cambiamento dell'isola e, in attesa di pronunciarsi in modo più approfondito su quanto proposto dal Masterplan, ha inviato ai giornali e diffuso sui social la nota che qui pubblichiamo.



Rigettiamo il Masterplan per l’isola Palmaria, presentato e acquisito dalla Cabina di regia ma non ancora passato in Consiglio Regionale per l’approvazione, poiché, compiendo scelte che hanno una valenza economico-politica e che avranno pesanti ripercussioni sul sociale, disegna un’isola modificata e artificiale. Si tratta di scelte dettate da una errata interpretazione del concetto di “valorizzazione”, interpretazione secondo la quale i beni culturali, e quindi anche quelli paesaggistici, sono paragonati a pozzi petroliferi da sfruttare. I beni culturali e la cultura in genere sono stati trasformati dalla politica in strumenti economici, in potenziali creatori di ricchezza e neppure per tutti, ma solo per potentati economici che stanno sempre più sfruttando ogni nostro bene comune. Questo sta succedendo sull’isola Palmaria, in contrasto con la Costituzione Italiana che all’articolo 9 “tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione” e contro il parere di autorevoli costituzionalisti quali Paolo Maddalena che definisce i beni demaniali quali beni comuni “fuori commercio e in proprietà collettiva, e che, pertanto, sono inalienabili, inusocapibili e inespropriabili”. 

domenica 10 marzo 2019

I Talibani di Roma



Nel luglio 2002 la Frankfurter Allgemeine Zeitung pubblicava un articolo dal titolo “I talibani di Roma” con sottotitolo “Saldi di fine stagione. L’Italia sta per svendere i propri beni culturali”. Si riferiva a un provvedimento del governo Berlusconi, ministri Urbani e Tremonti, che mirava a fare cassa attraverso la vendita o la concessione pluriennale a privati del patrimonio dello Stato. L’articolista concludeva: “Oggi l’eredità culturale dell’Italia è degradata a mero valore economico, a una risorsa di cui ci si può disfare a piacimento. Ma non c’è nulla che dia la misura dello stato di salute della società quanto il rapporto che essa riesce ad avere coi propri monumenti e col proprio paesaggio”.
Passano gli anni e i governi ma non muta l’atteggiamento incurante verso il patrimonio storico, artistico e ambientale del nostro paese. Nel 2015 l’Agenzia del Demanio, governo Renzi, ministri Padoan, Franceschini e Pinotti, vara il Progetto Fari, Torri ed Edifici costieri costieri che “promuove una forma di turismo sostenibile legata alla cultura del mare, rispettosa del paesaggio ed in linea con la salvaguardia ambientale”. Tale progetto, che prenderà il via con un primo blocco di edifici nel 2016, vuole potenziare l’offerta turistico-culturale attraverso la rigenerazione e il riuso di siti di interesse storico e paesaggistico sul litorale procedendo all’affidamento attraverso lo strumento di “concessione/locazione di valorizzazione”.
Prosegue così l’affidamento di molti beni dei cittadini, che lo Stato dovrebbe tutelare come sancisce l’articolo 9 della Costituzione italiana, a privati che quasi sempre li sviliscono e banalizzano con usi non rispettosi della storia di questi edifici. Questo processo è portato avanti in modo frammentato, pochi beni all’anno, per far sì che l’impatto sull’opinione pubblica sia meno violento. 

sabato 23 febbraio 2019

Alle Osservazioni sulla variante PUD l'Amministrazione (non) risponde



Abbiamo letto con attenzione le risposte date alle nostre QUI e alle altre Osservazioni pervenute all’Amministrazione Comunale e con altrettanta attenzione abbiamo ascoltato la discussione in Consiglio Comunale
Nelle risposte, sia quelle contenute nella “Relazione istruttoria” (che potete leggere in coda all'articolo) che in quelle date verbalmente dal Sindaco durante il Consiglio Comunale, si insiste molto sulla distinzione tra osservazioni “di carattere strettamente tecnico” e osservazioni “di tipo politico”. Le Osservazioni presentate da 304 cittadini (179 protocollate nei termini e altre 125 protocollate a integrazione delle prime), così come le Osservazioni presentate singolarmente da due cittadini, sono state ritenute “non di carattere strettamente tecnico” ed è stato loro risposto in modo semplicistico riportando un brano della relazione tecnica allegata alla proposta di variante al PUD. In questo passaggio si sottolinea la volontà dell’Amministrazione di “salvaguardare e tutelare il bene demaniale marittimo, fortemente sentito dalla collettività territorialmente rappresentata, di usufruire del bene secondo modalità e comportamenti mirati alla sua valorizzazione e conservazione e garantire un equilibrato rapporto tra aree libere ed aree in concessione”. Nessuna risposta e nessuna considerazione per le esigenze di carattere sociale, per le perplessità e le difficoltà che questi cittadini hanno messo in luce. Come se i cittadini potessero essere ascoltati da un’Amministrazione solo se in grado di esporre rilievi tecnici e non si dovesse invece dare il massimo ascolto ai loro problemi ed anche ai loro suggerimenti. E’ come se si rispondesse: questo non siete in grado di capirlo, per il resto, fidatevi, ci pensiamo noi. Ma essere eletti non ha come conseguenza ottenere un potere assoluto, comporta sempre, qualsiasi sia la percentuale di voti ottenuti, rispettare le norme costituzionali sul rapporto partecipativo e collaborativo con i cittadini che non hanno dato, votando, una delega in bianco.


mercoledì 16 gennaio 2019

Spiagge attrezzate = spiagge occupate

 

L’Amministrazione Comunale di Porto Venere ha adottato, Delibera n. 61 del 14 dicembre 2018, una proposta di variante al PUD, Piano di utilizzo comunale delle aree demaniali marittime, che porterà a un notevole aumento dei pontili galleggianti nel seno dell’Olivo, alla modifica e cementificazione di un tratto di linea di costa e trasformerà le spiagge da libere a attrezzate lasciando libero solo l’ultimo tratto ai confini con lo stabilimento Le Terrazze.
L’Associazione Posidonia ha protocollato ieri in Comune a Porto Venere e in Regione Liguria le Osservazioni che pubblichiamo qui di seguito



Sindaco
Comune di Porto Venere

Assessore Urbanistica e Pianificazione Territoriale
Regione Liguria

Dipartimento Pianificazione Territoriale
Settore Tutela del paesaggio e Demanio Marittimo
Regione Liguria

Dipartimento Pianificazione Territoriale
Settore Pianificazione Territoriale e V.A.S.
Regione Liguria

Le Grazie 14 gennaio 2019


OGGETTO: Osservazioni alla proposta di variante al P.U.D., Progetto di Utilizzo comunale delle aree Demaniali marittime, adottata nel C.C. del 14/12/2018 con Deliberazione n. 61

L’Associazione Posidonia registrata alla Spezia, Agenzia delle Entrate, il 3 marzo 2009, C.F. 91070700116 presenta le seguenti osservazioni al provvedimento di cui all’oggetto che interessa principalmente il seno dell’Olivo riprodotto nell’immagine.



Osservazioni di carattere generale

Il primo principio che ci preme sottolineare è che le spiagge sono un bene pubblico che deve essere accessibile a tutti indipendentemente dalla capacità economica.
Il Piano utilizzo delle aree demaniali marittime, Deliberazione di Consiglio n. 18/2002 della Regione Liguria, stabilisce come prioritario “il soddisfacimento degli interessi pubblici e di uso pubblico” e impone che venga garantita “la libera fruizione dei litorali”.
Questo concetto è ribadito nelle Linee Guida approvate dalla Regione Liguria con Delibera di Giunta 512/2004 che ribadiscono la priorità del “libero e gratuito accesso al mare, che resta una delle finalità da perseguire nell’uso delle aree demaniali marittime”.
Il conseguimento di questa esigenza, cioè fruizione libera e gratuita degli spazi demaniali e del mare, si può ottenere, sempre secondo le Linee Guida, “individuando tratti fruibili del litorale (spiagge o scogliere praticabili) da lasciarsi liberi”. In un territorio come quello del Comune di Porto Venere così particolare da un punto di vista geo-morfologico, quell’aggettivo “praticabile” associato alle scogliere ha una forte valenza. I tratti di scogliera balneabile presenti nel territorio difficilmente possono essere definiti “praticabili”, brevi tratti lo sono solo per una particolare tipologia di frequentatori, cioè i giovani e le persone ancora agili, ma non certo per i bambini e gli anziani e tanto meno per i portatori di handicap.