Abbiamo letto con attenzione le risposte date alle nostre QUI e alle altre Osservazioni pervenute all’Amministrazione Comunale e con altrettanta attenzione abbiamo ascoltato la discussione in Consiglio Comunale
Nelle risposte, sia quelle
contenute nella “Relazione istruttoria” (che potete leggere in coda all'articolo) che in quelle date
verbalmente dal Sindaco durante il Consiglio Comunale, si insiste
molto sulla distinzione tra osservazioni “di carattere strettamente
tecnico” e osservazioni “di tipo politico”. Le Osservazioni
presentate da 304 cittadini (179 protocollate nei termini e altre 125
protocollate a integrazione delle prime), così come le Osservazioni
presentate singolarmente da due cittadini, sono state ritenute “non
di carattere strettamente tecnico” ed è stato loro risposto in
modo semplicistico riportando un brano della relazione tecnica
allegata alla proposta di variante al PUD. In questo passaggio si
sottolinea la volontà dell’Amministrazione di “salvaguardare e
tutelare il bene demaniale marittimo, fortemente sentito dalla
collettività territorialmente rappresentata, di usufruire del bene
secondo modalità e comportamenti mirati alla sua valorizzazione e
conservazione e garantire un equilibrato rapporto tra aree libere ed
aree in concessione”. Nessuna risposta e nessuna considerazione per
le esigenze di carattere sociale, per le perplessità e le difficoltà
che questi cittadini hanno messo in luce. Come se i cittadini
potessero essere ascoltati da un’Amministrazione solo se in grado
di esporre rilievi tecnici e non si dovesse invece dare il massimo
ascolto ai loro problemi ed anche ai loro suggerimenti. E’ come se
si rispondesse: questo non siete in grado di capirlo, per il resto,
fidatevi, ci pensiamo noi. Ma essere eletti non ha come conseguenza
ottenere un potere assoluto, comporta sempre, qualsiasi sia la
percentuale di voti ottenuti, rispettare le norme costituzionali sul
rapporto partecipativo e collaborativo con i cittadini che non hanno
dato, votando, una delega in bianco.
Del resto anche le risposte
alle osservazioni definite “tecniche” sono state alquanto
sbrigative e superficiali limitandosi a riportare pari pari articoli
di leggi regionali o definizioni di acronimi senza nessuna
riflessione sulla ricaduta politica di queste norme sul territorio.
Si cita per esempio
riportandolo nella sua interezza l’articolo 11 bis della L.R.
22/2008 che elenca prescrizioni nell’utilizzo dei litorali. Questo
articolo viene citato per sottolineare la correttezza dei calcoli sul
litorale balneabile ma c’è un comma, il comma c, che non è
rispettato. Questo comma prescrive “il libero transito lungo la
battigia, prevedendo la rimozione o il superamento di eventuali
ostacoli”. Come abbiamo scritto nelle Osservazioni, documentandolo
anche fotograficamente, questo libero passaggio non è garantito,
anzi è proprio interdetto, al confine con lo stabilimento Le
Terrazze.
Tutte le Osservazioni
presentate sono state rigettate dal Consiglio Comunale con voto
espresso dalla sola maggioranza poiché l’opposizione ha ritenuto
di non poter partecipare al voto per insufficiente informazione: non
erano state loro consegnate le Osservazioni pervenute nella loro
stesura integrale ma solo il documento “Relazione Istruttoria”
firmato dal responsabile dell’Area Edilizia, Urbanistica, Demanio,
Commercio, Suap.
Vorremmo dare una risposta
“politica” al rigetto delle Osservazioni, politica non perché,
come detto dal Sindaco in C.C., “va contro il volere
dell’Amministrazione” (sigh!) ma perché vuole offrire una
visione del territorio e del suo futuro, partendo dal rispetto per i
cittadini tutti e per il loro ambiente di vita.
Partiamo da una questione
apparentemente tecnica che è il calcolo di litorale balneabile.
Nelle Osservazioni abbiamo scritto che solo una piccola parte del
litorale di Porto Venere è accessibile per la balneazione. Il nostro
territorio, oltre alle zone inaccessibili per caratteristica
morfologica (pareti rocciose o zone inaccessibili per frane) è anche
occupato in grande parte da insediamenti militari.
A questa osservazione è stato
risposto che il concetto di “accessibilità” non è contemplato
dalla Legge Regionale e che quindi i calcoli sono corretti. E’
proprio in questo nodo che la questione non è più tecnica ma
diventa politica. E’ evidente a tutti la peculiarità del litorale
di Porto Venere che ha caratteristiche che dovrebbero portare a
considerazioni diverse. Un’Amministrazione attenta al bene dei
cittadini dovrebbe, nel rispetto della Legge, sfruttare ogni pertugio
per aprire il territorio alla libera fruibilità e non chiuderlo e
riservarlo a pochi. Nel fissare la percentuale di spiagge libere la
Legge Regionale fissa un minimo al di sotto del quale
un’Amministrazione non può scendere ma non fissa nessun massimo.
Sta quindi a una attenta valutazione dell’Amministrazione adattare
questi limiti alle caratteristiche morfologiche del proprio
territorio.
L’Amministrazione dovrebbe
anche battersi affinché la Regione equipari le spiagge attrezzate
agli stabilimenti e non alle spiagge libere senza usare la foglia di
fico dell’aggettivo “libere” davanti a “attrezzate” per
privatizzare di fatto l’arenile.
Nella Relazione tecnica si
insiste molto sul termine “valorizzazione” che viene a nostro
avviso utilizzato sempre più spesso come sinonimo di
“monetizzazione” come se il valore di un bene potesse essere
calcolato solo sulla base della sua resa economica e non per i suoi
effetti sulla qualità della vita dei cittadini E’ una visione a
nostro parere miope e antiquata che ha già dimostrato di essere
fallimentare, un modello sul quale in molte zone si sta ripensando.
Ci appare infine
contraddittorio e utilizzato come specchietto per le allodole il
termine “conservazione” usato subito dopo. Non ci può essere
conservazione se non c’è mantenimento del bene alla proprietà e
all’uso della collettività. Questa accezione del termine
valorizzare porta come conseguenza che l’unico modo per raggiungere
lo scopo sia dare in gestione a privati il bene. Consideriamo questa
visione alla stregua di un dichiarazione di fallimento: è nostro
convincimento che le Pubbliche Amministrazioni debbano essere in
grado di gestire e amministrare il patrimonio pubblico, il patrimonio
dei cittadini, altrimenti cosa ci stanno a fare?
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