L’associazione Posidonia ha inviato al Prefetto della Spezia le Osservazioni al Piano di Emergenza Esterna del rigassificatore di Panigaglia, osservazioni sottoscritte anche da Legambiente e Italia Nostra.
Vorremmo ancora una volta
precisare che non siamo contrari alla presenza di un impianto
industriale nel Comune di Porto Venere, non pensiamo si debba vivere
di solo turismo o che l’unica possibilità per la baia di
Panigaglia sia installarvi l’ennesimo porticciolo. Quello cui siamo
contrari è la presenza nella baia e in generale nel golfo di un
impianto Seveso di categoria superiore, ad alto rischio di incidente
rilevante.
Lo stabilimento della GNL
Italia è stato autorizzato circa 50 anni fa, quando non c’erano le
normative di oggi e c’era una diversa sensibilità nei confronti
dei cittadini e dell’ambiente accompagnata da una distorta idea di
futuro. Con l’evolversi della legislazione europea e italiana è
diventato sempre più difficile conciliare questo impianto e i suoi
annessi (la nave gasiera e il metanodotto che percorre le colline che
fanno da cornice al golfo) con le numerosissime attività che
insistono in questo spazio ristretto e così densamente abitato.
Questo impianto collide con
tutte le numerose altre attività presenti nel golfo, dal porto
mercantile a quello militare, dalla stazione crocieristica ai
cantieri nautici, dai porticcioli ai battelli di servizio e così via
Le Osservazioni sono state
costruite proprio mettendo in evidenza il territorio in cui è
inserito lo stabilimento, la popolazione residente e quella
fluttuante, trattandosi di zona altamente turistica, e gli studi
sull’emergenza climatica che ci danno la certezza di precipitazioni
e fulminazioni sempre più violente.
Soprattutto si è messa in
evidenza la mancanza di informazione alla popolazione anche se i vari
Decreti Legislativi che si sono succeduti fin dall’approvazione
della prima direttiva europea cosiddetta Seveso, recepita in Italia
nel 1988, hanno sempre messo come punto centrale il coinvolgimento
della popolazione. Riguardo a questo impianto tale coinvolgimento non
c’è mai stato e si è sempre preferito lasciare i cittadini
all’oscuro e inconsapevoli non solo dei rischi che corrono ma anche
dei comportamenti di autoprotezione da mettere in atto in caso di
incidente.
Proprio per favorire una
maggiore e più approfondita informazione alla popolazione è chiesto
in premessa che, come consentito dalla legge, il termine per produrre
osservazioni venga posticipato.
Dello stesso tenore sono le
numerosissime mail che stanno arrivando al Prefetto e speriamo venga
accolta la richiesta
Non
solo questi canali sono soggetti al regime delle precipitazioni (che
si prevedono sempre più concentrate e con maggiori danni) ma hanno
un problema in più, che qui, e nel PEE del 2008, è taciuto: gli
sbocchi a mare, canalizzati al momento della costruzione dello
stabilimento, non sono tre ma due poiché il Fosso Panigaglia sud è
stato deviato dal suo corso naturale e, con due curve ad angolo
retto, confluisce nel Canale di Cassà.
Alle spalle dello stabilimento, sempre nel raggio dei 2 Km, parte il gasdotto che collega l’impianto alla pianura padana, elemento anche questo non esente da incidenti come ha dimostrato la rottura con conseguente esplosione a Barbarasco in Lunigiana, che nel gennaio 2012 provocò un morto e la distruzione di abitazioni.
Al
Prefetto della Spezia
Le
Grazie 29 ottobre 2019
Oggetto:
Osservazioni
dell’Associazione Posidonia, di Legambiente La Spezia e di Italia
Nostra La Spezia al Piano di Emergenza Esterna dello stabilimento GNL
Italia ubicato nella baia di Panigaglia nel Comune di Porto Venere
Premessa
L’avviso
pubblicato nel sito della Prefettura della Spezia e in quello del
Comune di Porto Venere il 2 ottobre u.s. ha suscitato nel golfo un
grande interesse e molti, Associazioni e cittadini, stanno chiedendo
di posticipare il termine per la presentazione delle Osservazioni. Ci
riserviamo, qualora la richiesta venisse accolta, di presentare note
aggiuntive a queste Osservazioni
Considerazioni
generali
Queste
Osservazioni sono costruite integrando quanto contenuto nelle
Informazioni alla popolazione pubblicate dalla Prefettura della
Spezia con il PEE edizione 2017, frutto della esercitazione per posti
di comando del 30 novembre 2016.
Vogliamo esprimere alcune
considerazioni generali sullo stabilimento GNL Italia di Panigaglia,
stabilimento Seveso, di soglia superiore, ad alto rischio di
incidente rilevante, e sulla procedura di approvazione del PEE.
L’aggiornamento del PEE
dello stabilimento GNL Italia di Panigaglia deve essere costruito in
osservanza del Dlgs 105/2015 che ha recepito la Direttiva 2012/18/UE
del Parlamento europeo e del Consiglio sul controllo del pericolo di
incidenti rilevanti connessi con sostanze pericolose. Il Piano deve
altresì ottemperare alle prescrizioni del D.M. n. 200/2016 che
all’articolo 3 comma 3 disciplina la consultazione della
popolazione sui piani di emergenza esterna, ai sensi dell’articolo
21 comma 10 del citato Dlgs. Il Prefetto, d’intesa con il Comune,
rende disponibili per la popolazione le informazioni relative alla
descrizione e caratteristiche dell’area interessata dalla
pianificazione o dalla sperimentazione, la natura dei rischi, le
azioni possibili o previste per la mitigazione e la riduzione degli
effetti e delle conseguenze di un incidente, le fasi e il relativo
cronoprogramma della pianificazione o della sperimentazione, le
azioni previste dal PEE concernenti il sistema degli allarmi in
emergenza e le relative misure di autoprotezione da adottare.
Nel sito della
Prefettura e nel sito del Comune di Porto Venere è pubblicato un
documento chiamato “Informazioni alla popolazione” che riporta le
informazioni prescritte dal D.M. 200/2016 e specifica che è in
corso di aggiornamento il PEE approvato nel 2008. Nel 2008 era in
vigore il Dlgs 238/2005 che, riprendendo il Dlgs 334/99, prevedeva
sia la consultazione della popolazione che il limite dei tre anni
entro cui il Piano deve essere riveduto e aggiornato.
Il Piano vigente è stato
approvato nel 2008, in tutti questi anni la popolazione non è mai
stata consultata, dobbiamo quindi dedurre che il piano in vigore sia
scaduto dal 2011.
A dire il vero il 27
maggio 2010 si è svolta una esercitazione creando artificiosamente
una situazione che non corrisponde per nulla alla realtà di tutti i
giorni, e neppure è stata coinvolta la popolazione. Questa
esercitazione infatti è stata annunciata con giorni di anticipo, ma
solo per gli aspetti viari: il giorno 27 la strada napoleonica, la
SP530, è stata chiusa al traffico per alcune ore per permettere il
celere arrivo allo stabilimento dei mezzi di soccorso e alla
popolazione è stata data come unica informazione l’orario dei
vaporetti che avrebbero sostituito gli autobus per la città.
Valeva allora e vale
tuttora il DPCM del 16/2/2007 che prevede, tra le altre cose, che il
Sindaco debba “pianificare
la campagna informativa nelle due fasi: -
fase preventiva: in questa fase l’informazione è finalizzata a
mettere ogni individuo nella condizione di conoscere il rischio a cui
è esposto, i segnali dall’allarme e cessato allarme e i
comportamenti da assumere durante l’emergenza; - fase emergenza:
durante l’emergenza l’informazione è finalizzata ad avvertire
(con i sistemi d’allarme previsti) la popolazione dell’evento
incidentale in atto e ad attivare i relativi comportamenti”.
Il
Piano di Emergenza
Esterno
del 2008 prevede che la popolazione debba mettere in atto
i seguenti comportamenti di autoprotezione:
permanere o portarsi all’interno dei fabbricati; chiudere le
finestre e le porte; staccare gli impianti di condizionamento che
aspirano aria esterna; stazionare nei locali ubicati in posizione
contrapposta rispetto al deposito.
Di questo la popolazione non è mai stata informata e non sa neppure
a quali segnali di allarme dovrebbe rispondere.
Nell’aprile 2018 è
stato pubblicato un documento predisposto dal Gruppo di lavoro,
coordinato dal Dipartimento della Protezione Civile e istituito
nell’ambito del Coordinamento per l’uniforme applicazione sul
territorio nazionale, che, nel rispetto dell’articolo 11 del Dlgs
105/2015, elabora linee guida per garantire un’attuazione
coordinata e omogenea delle nuove norme e per prevenire le situazioni
di inadempimento e le relative conseguenze. Il documento ha
l’obiettivo di fornire un supporto operativo alle Prefetture e agli
altri soggetti competenti nelle fasi della predisposizione,
dell’aggiornamento e della sperimentazione dei PEE e della relativa
informazione alla popolazione.
Secondo questo documento tale
sperimentazione dovrebbe permettere di verificare se l’attivazione
del PEE consenta il raggiungimento degli obiettivi previsti dal già
citato art. 21 del 105/2015, tra i quali informare adeguatamente la
popolazione e verificare la funzionalità dei sistemi di allerta.
In questo documento sono riassunti alcuni esempi di elementi ritenuti
critici nel corso di una esercitazione e che quindi necessitano di
particolare attenzione, in particolare i tempi di allertamento della
popolazione, e i tempi di attuazione per la modifica della normale
viabilità.
Nella realtà di tutti i
giorni la SP530, strada stretta e tortuosa che costeggia lo
stabilimento e che è l’unico collegamento tra Porto Venere e La
Spezia, è densamente trafficata, percorsa sia dai locali che dai
numerosi turisti, da grandi pullman, da mezzi militari, ecc., ed è
spesso teatro di gravi incidenti che bloccano a lungo il traffico.
Dubitiamo fortemente che in condizioni reali i mezzi di soccorso
giungerebbero celermente sul luogo dell’incidente, per questo
vorremmo che venisse svolta un’esercitazione su scala reale in un
giorno qualsiasi, magari estivo, senza chiudere preventivamente la
strada, come è invece
successo nel 2010, e con il reale coinvolgimento della popolazione.
Nel sito della Prefettura
è pubblicato un secondo documento, un PEE che riporta la dicitura
“Edizione 2017”, quindi successivo all’aggiornamento del
Rapporto di Sicurezza del 2016 (mai pubblicato). Ma a quanto ci
risulta nel 2016 o 2017 non è stata fatta nessuna consultazione
della popolazione. Quel Piano è quello che si va ad approvare? Il
Dlgs 105/2015 e il D.M. 200/2016 riguardo la predisposizione, la
revisione e l’aggiornamento del PEE usano l’espressione “prima
della predisposizione” il che significa che il documento
semplificato che si porta all’esame dei cittadini non deve essere
definitivo in modo che i cittadini possano realmente incidere sul
futuro contenuto del Piano.
Maliziosamente potremmo supporre che il Piano sia in realtà già
pronto e che la consultazione della popolazione sia solo l’ultimo
tassello formale e ininfluente per giungere alla sua approvazione.
L’ art. 3 comma 4 del
D.M. 200/2016 inoltre dice che le informazioni relative allo
stabilimento, alla natura dei rischi e alle azioni previste dal PEE
sono messe dalla Prefettura a disposizione dei cittadini per un
periodo di tempo “non inferiore a 30 giorni e non superiore a 60”
prima dell’inizio della consultazione. Rileviamo che si è scelto
di mettere a disposizione le informazioni per il periodo minimo
consentito dalla legge e questo non favorisce la possibilità dei
cittadini di informarsi e produrre osservazioni.
Il Comune di Porto Venere
in accordo con la Prefettura ha fissato per il 7 novembre, quando il
termine per la presentazione di osservazioni sarà ormai scaduto, una
assemblea pubblica per la consultazione della popolazione che per
molti cittadini sarà la prima occasione di avere informazioni sullo
stabilimento.
Chiediamo che il
termine per la presentazione delle Osservazioni al PEE sia
posticipato a dopo questa assemblea, concedendo 60 giorni, limite
massimo consentito dalla legge, affinché i cittadini possano
consapevolmente intervenire nella costruzione del Piano. Chiediamo
che l’assemblea prevista per il 7 novembre sia solo informativa
rimandando a una data successiva l’assemblea consultiva.
Chiediamo anche che il
PEE venga sperimentato mediante un’esercitazione in scala reale,
senza alterare la realtà di tutti i giorni e con il coinvolgimento
della popolazione
Osservazioni
puntuali
1)
L’emergenza
climatica e come può influire sull’impianto
Gli
studi sull’emergenza climatica ci dicono che eventi meteorologici
prima straordinari diventeranno sempre più frequenti, con
possibilità quindi di fulminazioni e di inondazioni ben superiori a
quanto verificatosi in passato.
Il
PEE pubblicato nel sito della Prefettura, a pag. 18, prende in
considerazione i rischi naturali del territorio ricopiando fedelmente
quanto era scritto sempre a pag. 18 del PEE 2008, senza tenere in
nessun conto l’evoluzione delle conoscenze e degli studi di questi
ultimi 11 anni.
Alla
stessa pag. 18 leggiamo le “caratteristiche
geomorfologiche e idrogeologiche del sito”,
anche queste riportate dal precedente Piano senza nessuna modifica.
Si dice in questo paragrafo che “l’area
dello stabilimento è ubicata all’interno del bacino idrografico
della baia di Panigaglia; all’interno di tale bacino sono presenti
tre corsi d’acqua (Fosso di Panigaglia sud, Fosso di Panigaglia
nord e Canale di Cassà), la cui portata è legata esclusivamente al
regime delle precipitazioni”
A
pag. 23 nelle Informazioni
sulle sostanze pericolose utilizzate e stoccate il
GNL viene classificato come “estremamente infiammabile” e tra le
sue Principali
caratteristiche di pericolosità
è raccomandato di conservare
lontano da fiamme e scintille e
evitare
l’accumulo di cariche elettrostatiche.
Il
territorio circostante lo stabilimento è classificato dal Piano
Regionale per la Difesa e la Conservazione del Patrimonio Boschivo
della Regione Liguria ad alto rischio di incendio. Nelle prime ore
del 6 settembre u.s. il Golfo della Spezia è stato interessato da un
violento temporale, con scariche di fulmini, quindi elettrostatiche,
continue e che hanno colpito elementi molto vicini all’impianto; si
è anche prodotto nel bosco che circonda la baia un principio di
incendio per fortuna subito controllato.
Un precedente temporale, nell’estate 2018, aveva colpito il
campanile della chiesa del Fezzano mettendo fuori uso il sistema
elettronico di funzionamento delle campane e danneggiando numerosi
impianti domestici nelle abitazioni vicine. Tali eventi meteorologici
sono sempre più violenti per l’emergenza climatica cui abbiamo
fatto cenno all’inizio e che nel PEE che stiamo esaminando non è
presa in considerazione.
Le
Linee Guida per la predisposizione del PEE emanate con D.P.C.M. del
25 febbraio 2005 stabiliscono che le tre zone di impatto vengano
individuate tenendo anche conto di “condizioni
ambientali
e meteorologiche particolarmente avverse (classe di stabilità
meteorologica F)”.
Questo
PEE, così come il precedente scaduto, prendono in considerazione
solo malfunzionamenti dell’impianto e un impatto sull’ambiente
circostante limitato a pochi metri dal punto di accadimento
dell’incidente. Si suppone inoltre che ci siano tutta una serie di
circostanze sia tecniche che meteorologiche che ambientali che
favoriscano la circoscrizione dell’evento.
Osserviamo
che a pag. 18 i dati riportati nel paragrafo “rischi naturali del
territorio” sono ricopiati dal PEE del 2008 senza tenere conto in
nessun modo di valutazioni più recenti.
Chiediamo
che le descrizioni e i dati relativi sia alle caratteristiche
geomorfologiche e idrogeologiche del sito che, soprattutto, ai rischi
naturali del territorio, non vengano trasferiti pedissequamente da un
PEE all’altro ma vengano aggiornati alla luce degli studi recenti.
Chiediamo
che nel PEE vengano presi in considerazione anche rischi derivanti da
eventi meteorologici intensi, così come previsto nella sezione G
dell’allegato 5 del Dlgs 105/2015 e in osservanza del Principio di
precauzione
2)
La
viabilità e i collegamenti, la SP 530 e i collegamenti via mare
Anche
la pag. 19 del PEE edizione 2017 è ricopiata senza variazioni dal
PEE scaduto, in particolare la voce “Strutture
viarie
e le reti tecnologiche rilevanti”.
Questa
voce è composta da 5 righe di cui 3 sono dedicate alla descrizione
della strada
Ci sembra veramente poco
per una strada che, come abbiamo già scritto nelle considerazioni
generali, è l’unica via di collegamento per abitanti, turisti,
militari e attraversa paesi densamente abitati.
Le già citate Linee
Guida definiscono la viabilità “settore
strategico della pianificazione”
che deve essere esaminato e organizzato per “consentire
un rapido isolamento delle zone a rischio o già
interessate dagli
effetti dell’evento incidentale”.
Nel PEE dovranno essere individuati: “i
punti nodali in cui deviare o impedire il traffico, attraverso
l’utilizzo di posti di blocco o cancelli, al fine di interdire
l’afflusso di traffico nelle zone a rischio e agevolare la
tempestività degli interventi, anche in relazione all’evoluzione
dell’evento; i percorsi alternativi per la confluenza sul posto dei
mezzi di soccorso; i percorsi preferenziali attraverso i quali far
defluire la popolazione eventualmente evacuata (vie di fuga). Nel PEE
i risultati dell’analisi sulla viabilità locale, e quindi
l’individuazione dei posti di blocco, dei cancelli, dei percorsi
alternativi e delle vie di fuga (di
cui la
popolazione deve essere a conoscenza)
deve essere riportata su idonea cartografia”.
Ribadiamo che la
popolazione non conosce a quali segnali di allerta deve rispondere,
quasi nessuno si è accorto che, ai lati della baia di Panigaglia,
sono stati installati due semafori che dovrebbero bloccare il
traffico in caso di incidente, non è possibile deviare dalla SP 530
e non ci sono percorsi alternativi per i mezzi di soccorso né
percorsi preferenziali per far defluire la popolazione. I semafori
tra l’altro sono stati posizionati immediatamente fuori l’area
dello stabilimento senza tenere conto della zona di prossimità cioè
della circonferenza di raggio 2 Km.
Aggiungiamo che nessuno
degli automobilisti che percorrono la SP 530 è mai riuscito a
leggere fino in fondo i cartelli che elencano i comportamenti da
tenere in situazioni di emergenza, cartelli che sono evidentemente
inutili vista la loro lunghezza. Sembrerebbero messi per ottemperare
a disposizioni di legge ma senza nessuna convinzione sulla loro
utilità e efficacia.
A pag. 38 è scritto che
“in forma
cautelativa, tutto il tratto di SP 530 che costeggia lo
stabilimento è da
considerare facente parte della zona 2”
cioè un tratto di
circa 2 Km fa
parte della zona di danno, zona in cui un eventuale incidente, per
incendi stazionari, miscela di gas o vapori infiammabili,
evaporazione da pozza, getto di fuoco, incendio da recipiente,
produrrebbe possibili effetti gravi alle persone.
Segnaliamo il problema
delle auto che, avendo ormai superato il semaforo, non si possono
accorgere della segnalazione di pericolo e si troverebbero quindi a
percorrere un tratto di strada divenuto molto pericoloso intralciando
anche i mezzi di soccorso. A pag. 39 relativamente al tratto di
strada compreso nella zona 2 leggiamo che “le
eventuali persone che dovessero comunque trovarsi in tale tratto di
strada devono permanere e portarsi all’interno degli autoveicoli
(se presenti) e allontanarsi rapidamente lungo la strada stessa”.
E’ stata fatta una
stima di quante auto potrebbero rimanere intrappolate in questo
tratto di strada? Tutte macchine con motore acceso o che per fuggire
devono riaccenderlo. Per non parlare poi dei possibili episodi di
panico che si scatenerebbero tra cittadini tenuti sempre all’oscuro
dei rischi che corrono e dei comportamenti da mettere in atto.
Leggiamo a pag. 43 una
dichiarazione alquanto sbrigativa: “Saranno
comunque attivati gli opportuni provvedimenti a tutela degli
automobilisti eventualmente transitanti presso la SP 530”
Al
paragrafo D.2.2 “Viabilità: vie di accesso dei mezzi di soccorso e
di deflusso” leggiamo che “in
stato di Allerta 3 il Comune di Porto Venere assicura lo sgombero
immediato del pontile galleggiante delle Grazie, in concorso con la
Capitaneria di Porto. Inoltre il Comune di Porto Venere disporrà lo
sgombero del campo sportivo delle Grazie, affinché tale area possa
essere utilizzata come Zona Atterraggio Elicotteri”.
Non
abbiamo trovato nel PEE nessuna indicazione su eventuali punti di
raccolta per la popolazione o quali mezzi nautici sarebbero
disponibili e come raggiungere i punti di imbarco. Al paragrafo D.2.3
una secca dichiarazione: “Tenuto
conto delle valutazioni di cui alla sezione C del presente Piano, non
è ipotizzabile la necessità di dover procedere all’evacuazione
della popolazione residente nel comune di Porto Venere. Va altresì
ricordato che all’interno delle zone di danno non vi è popolazione
residente”.
Chiediamo che
altri semafori vengano posizionati esternamente alla circonferenza di
raggio 2 Km che delimita la zona di prossimità, cioè almeno
all’altezza di Marola da un lato e dell’Olivo di Porto Venere
dall’altro
Ribadiamo le
considerazioni esposte nella premessa generale e la richiesta di una
esercitazione in scala reale con il coinvolgimento della popolazione
3)
La zona di prossimità, la popolazione stabile o fluttuante
Nell’allegato 5 sezione
F del Dlgs 105/2015 viene definita zona di “prossimità” una zona
fino a 2 Km dall’impianto o dall’elemento che può generare un
incidente.
Nel
capitolo “Elementi territoriali ed ambientali vulnerabili”
è
scritto che “non
risulta la presenza di soggetti nelle zone di pianificazione”
intendendo
quelle zone definite “zona di sicuro impatto”, “zona di danno”
e “zona di attenzione” che sono teoricamente le zone interessate
ma solo per piccole fuoriuscite di gas o per rotture di elementi
facilmente controllabili.
Sottolineiamo
innanzitutto l’incongruenza tra questa affermazione e il fatto che
tratti della strada provinciale siano compresi in queste zone
descritte. Nel raggio di due Km dall’impianto, cioè nelle aree di
prossimità, si trovano verso nord i paesi di Fezzano, Cadimare e
Marola e verso sud Le Grazie e fino all’Olivo di Porto Venere,
luoghi
che
vengono solo citati nel PEE 2017 ma senza farne nessun esame più
approfondito. Nelle Informazioni alla popolazione c’è invece un
elenco degli elementi territoriali/ambientali vulnerabili entro un
raggio di 2 Km dove sono elencate le località abitate, le attività
industriali/produttive, i luoghi con elevata intensità di
affollamento, la rete stradale, le aree portuali, riportando per ogni
elemento la distanza in metri e la direzione rispetto allo
stabilimento e nulla più.
A
nostro avviso è profondamente scorretta l’impostazione generale
con cui nel Piano viene affrontata la questione della popolazione
presente nella zona. Alla popolazione residente va infatti sommata la
popolazione fluttuante, trattandosi di zona altamente turistica. Il
complesso delle persone interessate da situazioni di panico create
sia da incidenti reali che da falsi allarmi potrebbe costituire un
rischio anche per l’ordine pubblico.
La
popolazione residente o fluttuante nella zona di prossimità ammonta
ad alcune migliaia di persone che non sanno nulla dei comportamenti
di autoprotezione da mettere in atto in caso di accadimento di
incidente rilevante: “permanere
o portarsi all’interno dei fabbricati, chiudere le finestre e le
porte, staccare gli impianti di condizionamento che aspirano aria
esterna, stazionare nei locali ubicati in posizione contrapposta
rispetto al deposito”,
come leggiamo a pag. 40 del PEE edizione 2017 e a pag. 36 del PEE
2008.
Chiediamo
venga fatta una attenta analisi della popolazione residente, delle
scuole, delle strutture turistiche, delle attività commerciali,
nautiche e in generale dei frequentatori anche occasionali dei luoghi
almeno entro un raggio di 2 Km dall’impianto.
4)
Le informazioni alla popolazione. I segnali di allerta
I
paragrafi D.3 e D.4 sono dedicati alla descrizione dei sistemi di
allarme e dei livelli di allerta. I sistemi di allarme sono definiti
“un
requisito essenziale per rendere efficace il PEE in termini di
risposta all’emergenza determinata dall’eventuale incidente
rilevante”. Gli
allarmi vengono dati tramite fischi di sirena e il loro numero
segnala i diversi livelli di allerta per eventi incidentali che “per
la vistosità o la fragorosità dei loro effetti (incendio,
esplosione, fumi, rilasci o sversamenti di sostanze pericolose)
vengono percepiti chiaramente dalla popolazione”.
Popolazione che, ripetiamo ancora una volta, non sa nulla né del
significato dei fischi di sirena né degli incidenti che si
potrebbero verificare. Non sarebbe sicuramente sufficiente attivare
il sistema semaforico, come è scritto alla pag. 46 per
tranquillizzare cittadini spaventati.
Il
PEE prosegue nella descrizione delle azioni da intraprendere in caso
di incidente. Solo dopo aver attivato tutti i soggetti istituzionali
coinvolti in una situazione di emergenza, e solo se lo si ritiene
necessario, i cittadini vengono informati dell’emergenza in corso.
Siamo
consapevoli che i soccorsi sono fondamentali e si devono svolgere
celermente e in modo ordinato per essere efficaci, proprio per questo
riteniamo che cittadini ignari e spaventati sarebbero solo di
ostacolo e potrebbero far sorgere anche problemi di ordine pubblico.
Ci
auguriamo che al più presto, come è scritto al paragrafo E.1., “il
Comune di Porto Venere curerà in via preventiva una campagna
informativa nei confronti della popolazione, ai sensi del Dlgs
105/2015, relativa agli effetti derivanti da incidenti rilevanti che
possano verificarsi all’interno dello stabilimento GNL Italia”.
Chiediamo
che questa campagna informativa preveda anche una esercitazione su
scala reale che permetta alla popolazione di misurarsi con gli
incidenti rilevanti che potrebbero verificarsi.
5)
Inquadramento territoriale
A
pag . 17 nel paragrafo “Inquadramento territoriale” leggiamo che
“i
versanti del seno di Panigaglia presentano un’orografia collinare
che separa il seno stesso dai centri abitati di Fezzano e Le Grazie”.
Questo
concetto è ribadito al paragrafo B2.4 “Censimento dei centri
sensibili e infrastrutture critiche”. In realtà, soprattutto verso
nord, tutta la parte alta del Fezzano, densamente abitata, le
abitazioni verso punta Cattaneo, la parte alta di Cadimare, non hanno
nessuna protezione così come non hanno nessuna protezione le
numerosissime imbarcazioni del porticciolo turistico che si trovano a
una distanza ridottissima dallo stabilimento e dal pontile, appena
fuori dalle aree di impatto considerate nel PEE.
Verso
sud, a Punta Pezzino, a brevissima distanza dal pontile e dai
serbatoi e senza alcuna protezione orografica, hanno sede la Base
Navale della Polizia di Stato e l’Istituto Nazionale di Geofisica e
Vulcanologia. Che la distanza sia veramente ridotta è confermato
dalla sentenza del TAR Liguria del 8/11/2017 che, nel negare al
Circolo Dipendenti Snam Panigaglia la possibilità di mantenere
all’interno della baia, anche se fuori dalle zone individuate come
zone di possibile danno, pontili per l’ormeggio delle imbarcazioni,
scrive: “Non
è stato allegato, d’altronde,
che le fonti normative prevedano eventuali distanze massime oltre le
quali va esclusa l’esistenza di situazioni di rischio connesse alla
presenza dell’impianto, ma si è fatto solamente riferimento al
contenuto di uno strumento (il piano di emergenza elaborato dalla
Snam)
che, per la sua natura, non può essere certo assunto quale parametro
di riferimento per dimostrare l’illogicità delle scelte
amministrative”.
(Il riferimento è al diniego dell’Autorità Portuale a mantenere
la concessione per l’ormeggio di imbarcazioni)
Riteniamo
pertanto che nel PEE non sia realisticamente descritto il territorio
circostante e chiediamo che venga considerato con maggiore
attenzione, nel rispetto delle normative e del Principio di
precauzione
6)
Effetto domino
Alla
pag. 19 laddove si tratta l’inserimento urbanistico dello
stabilimento è scritto che “nelle
vicinanze dello stabilimento non sono presenti altri siti industriali
che possono interagire con l’attività dello stabilimento e
viceversa”. Anche
questo passaggio è riportato esattamente senza modifiche dal PEE del
2008, senza tenere in nessun conto il concetto di “prossimità”,
circonferenza con raggio 2 Km, come previsto dal Dlgs 105/2015. In
realtà l’area prossima allo stabilimento comprende verso nord
parte della base militare Arsenale della Spezia mentre verso sud si
trova il Cantiere Valdettaro alle Grazie, attività che interessa
anche la strada con traffico di camion e auto private, e soprattutto
si trova la base della Marina Militare al Varignano dove ha sede il
Comsubin (Comando Subacquei e Incursori) e anche un Balipedio. Questo
stabilimento, in quanto militare, è escluso dall’applicazione del
Dlgs 105/2015 ma ciò non toglie che si trovi nell’area di
prossimità di un impianto Seveso di soglia superiore e che il PEE
debba tenerne conto ai fini della valutazione dell’effetto domino.
La base influenza molto anche il traffico stradale con passaggio di
auto private, pullman e grandi camion.
Nel
PEE a pag. 19 al paragrafo Inquadramento territoriale è scritto che
“nelle
vicinanze dello
stabilimento
sono presenti navi militari; la zona può essere sorvolata da aerei e
elicotteri militari”.
E anche, aggiungiamo noi, da aerei non militari come è successo
qualche anno fa per un piccolo aereo da turismo.
Le
poche parole scritte nel PEE ci sembrano un modo molto sbrigativo di
trattare la questione, senza dare nessuna altra spiegazione o
possibile precauzione. Non si dovrebbe, per esempio, dichiarare la
baia di Panigaglia interdetta al sorvolo?
Chiediamo
che, senza divulgare segreti militari, il PEE tenga conto della
presenza di questi impianti nell’area di prossimità anche ai fini
di eventuali evacuazioni e metta in atto ogni possibile precauzione
7)
La gasiera e il gasdotto
Per
descrivere la zona di prossimità di raggio 2 Km il PEE traccia in
realtà una semicirconferenza, non considerando la parte di mare, di
golfo, che si estende davanti allo stabilimento. La circonferenza di
due Km comprende a sud per intero il varco della diga foranea da cui
qualsiasi nave, militare, da crociera o mercantile, entra nell’area
portuale, mentre a nord penetra nella rada militare comprendendo i
moli sotto il paese di Marola dove attraccano anche navi con merci
pericolose (è successo per esempio nella notte tra il 3 e il 4 marzo
2014 con la nave Pacific Egret che trasportava materiale
radioattivo). Il varco di ponente è anche quello utilizzato dalla
maggior parte dei battelli turistici e da diporto che affollano il
golfo.
Anche
le gasiere, dopo aver costeggiato le isole Palmaria, Tino e Tinetto,
siti SIC riconosciuti dalla Comunità Europea, Parco Naturale
Regionale e siti Unesco, entrano in golfo da questo varco e trainate
da rimorchiatori, almeno 4 prescrive la Capitaneria di Porto e sempre
che il vento sia inferiore a 25 nodi, giungono al pontile di
attracco.
Date
le ristrette dimensioni del Golfo non è possibile osservare nessuna
distanza di sicurezza tra le gasiere e le altre imbarcazioni come
accade invece per il rigassificatore di Rovigo o per quello di
Livorno, entrambi offshore. In questo tratto di mare compreso nel
raggio di due Km la navigazione non è affatto interdetta (né
potrebbe esserlo a meno di non bloccare ogni altra attività nel
golfo). Accade allora, come accaduto il 26 luglio 2019, che una
gasiera in entrata e una nave militare in uscita dallo stesso varco
di ponente rischino la collisione.
Alle spalle dello stabilimento, sempre nel raggio dei 2 Km, parte il gasdotto che collega l’impianto alla pianura padana, elemento anche questo non esente da incidenti come ha dimostrato la rottura con conseguente esplosione a Barbarasco in Lunigiana, che nel gennaio 2012 provocò un morto e la distruzione di abitazioni.
Sia
la nave gasiera che il gasdotto sono definiti dal Dlgs 61/2011
“infrastrutture critiche” ed è previsto nell’allegato B di
questo Decreto che il PSO (Piano di Sicurezza Operativa) di queste
infrastrutture sia coordinato con il PEI (Piano di Emergenza Interna)
e con il PEE (Piano di Emergenza Esterna) previsti dalle Direttive
Seveso recepite in Italia.
Chiediamo
che nella stesura del PEE vengano considerati tutti i possibili
eventi incidentali originati dall’impianto e da attività connesse
alla natura dell’impianto e che di questi venga data ampia
informazione alla popolazione
8)
Il rischio terrorismo
Il
rischio terrorismo è presente sia per la gasiera in navigazione o
all’ormeggio che per lo stabilimento a terra.
Il
PEE non prende in considerazione tale rischio anche se da tempo è
noto che i rigassificatori, le navi gasiere e i gasdotti sono
obiettivi molto sensibili.
Un
rapporto
preparato dal Pentagono
nel
1982 afferma che, se solo uscisse il 9% del carico di Gnl di una nave
gasiera, questo si trasformerebbe in una nube che, espandendosi
velocemente lungo la superficie dell’acqua, potrebbe arrivare fino
a 22 Km di distanza. Se questa si dovesse accendere per varie
concause, diventerebbe una palla di fuoco che potrebbe bruciare
qualsiasi cosa nel suo raggio di azione. Nello studio si afferma,
inoltre, che nel caso di incidente estremo a una gasiera standard con
un serbatoio di 125.000 metri cubi, si sprigionerebbe un’energia
pari a quella di 55 bombe di Hiroshima prive di radiazioni.
Certamente
la tecnologia ha fatto passi da gigante da allora, le gasiere sono
sempre più sicure ma è anche vero che il terrorismo ha
armi sempre più raffinate e potenti e nessuna tecnologia è in grado
di combattere un grande incendio di GNL.
Il
pericolo di fuoriuscita di gnl e di sversamento in mare non è legato
solo a un atto di terrorismo ma è presente soprattutto quando la
gasiera sta attraccando (per questo la Capitaneria ordina 4
rimorchiatori e nega il permesso di attracco con determinate
condizioni meteo).
Chiediamo
che anche questo tipo di rischio sia inserito nel PEE, tenendo conto
del Dlgs 61/2011 citato al punto 7 e della situazione ambientale
all’interno di un golfo dalle caratteristiche che abbiamo descritto
nei punti precedenti
9)
Gli strumenti urbanistici
La
presenza nel territorio del Comune di Porto Venere di uno
stabilimento Seveso di categoria superiore, ad alto rischio di
incidente rilevante, ha conseguenze anche sull’elaborazione degli
strumenti urbanistici quali il PUC. Quando nel 2002 è stato
approvato il PUC vigente era già in vigore il Decreto del Ministero
dei Lavori Pubblici del 9 maggio 2001, pubblicato nella Gazzetta
Ufficiale n. 138 del 16 giugno 2001, che prescriveva che gli
strumenti urbanistici dovessero comprendere l’elaborato tecnico
Rischio di Incidenti Rilevanti e che questo dovesse essere aggiornato
almeno ogni cinque anni. Non solo, nell’allegato a questo Decreto,
dove si esplicitano i criteri guida per l’applicazione del Decreto
stesso, è scritto che l’elaborato RIR “potrà essere utilizzato
nell’ambito delle procedure di consultazione della popolazione
previste dall’articolo 23 del Dlgs 334/1999”, procedure di
consultazione, ripetiamo, mai messe in atto
L’obbligo
alla presentazione del documento RIR è ribadito nell’art. 22 comma
7 del Dlgs 105/2015 che stabilisce che gli strumenti urbanistici a
livello comunale debbano comprendere tale elaborato tecnico “relativo
al controllo dell’urbanizzazione nelle aree in cui sono presenti
stabilimenti”.
Nel
Comune di Porto Venere il P.U.C. è attualmente in revisione e tra i
documenti che sono stati già predisposti c’è questo Elaborato RIR
che si basa però sul PEE del 2008, scaduto, e quindi l’Elaborato è
già da rivedere alla luce delle novità introdotte dal Dlgs 105/2015
Chiediamo
che l’elaborato RIR venga modificato alla luce del Dlgs 105/2015 e
del nuovo PEE che verrà approvato
Gabriella
Reboa Presidente Associazione Posidonia
Luca
Cerretti Responsabile Italia Nostra La Spezia
Stefano
Sarti Presidente Legambiente La Spezia
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