domenica 21 luglio 2019

Palmaria. Il Masterplan e i valori paesistici dell'isola

L’isola Palmaria, per la cui valorizzazione è stato sottoscritto il Protocollo di Intesa e elaborato un Masterplan QUI che stiamo riesaminando in tutte le loro implicazioni, è inserita dal 1997 nella lista dei siti del Patrimonio Mondiale posti sotto la tutela dell’UNESCO e dal 2004 rientra nelle disposizioni del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio come paesaggio protetto. Dopo l’iscrizione nella lista del Patrimonio Mondiale è stata definita l’Area di Tutela Marina e dal 2001 l’isola è stata inclusa nel Parco Regionale di Porto Venere. E’ Sito di Interesse Comunitario, IT 1345103, istituito nell’ambito di Natura 2000 con lo scopo di garantire il mantenimento della conservazione del paesaggio e della flora e fauna locali. Nel 2016, quindi solo tre anni fa, in concomitanza con l’avvio del percorso di valorizzazione dell’isola, è stato varato il Piano di gestione per il Sito Unesco con l’obiettivo di promuovere nel modo più ampio possibile il valore eccezionale del sito.
Il Piano Territoriale di Coordinamento Paesistico, PTCP, è lo strumento di pianificazione territoriale della Regione Liguria su cui è basato il quaderno2 del Piano di Gestione del Sito Unesco che prende in esame gli ambiti in cui è stato suddiviso il territorio ligure; Porto Venere e le isole sono l’ambito territoriale n. 94. Nei Caratteri generali del paesaggio leggiamo, limitatamente all’isola Palmaria, “Di notevole valore paesistico è l’isola Palmaria, caratterizzata da un versante roccioso, con grotte a picco sul mare e da quello opposto che scende gradatamente all’arenile, con approdi e lembi di spiaggia, coronata da vegetazione mediterranea…. Sull’isola si trova una ricca vegetazione spontanea ben conservata, con pinete a pino marittimo, macchia mediterranea e latifoglie termofile (leccio e roverella)”. In questa descrizione “le isole, a parte alcune emergenze monumentali, sono prive di insediamenti” e negli Indirizzi per la pianificazione si afferma che nelle isole “le potenzialità insediative sono da ritenersi esaurite” mentre per l’assetto vegetazionale si raccomanda il consolidamento-modificabilità definendo i boschi “nel complesso poco estesi la cui superficie può essere incrementata rispettando le tendenze evolutive in atto su aree prative e arbustate”. 


Nel quaderno 2 del Piano di gestione Sito Unesco si raccomanda quindi di incrementare le aree boschive e anche il Piano del Parco di Porto Venere prevede per l’isola Palmaria interventi di contenimento di specie esotiche invasive e interventi per il miglioramento della copertura vegetale. Il Masterplan prevede invece che buona parte di questi boschi o vegetazione arbustiva, in particolare sulla sommità dell’isola, intorno a Forte Palmaria, venga tagliata per ridare spazio a terreni agricoli scomparsi ormai da moltissimi anni.

Palmaria è inserita nella Rete Natura 2000 cioè in quella rete ecologica istituita dall’Unione Europea per salvaguardare e preservare la biodiversità nel nostro continente. Le due Direttive, Habitat e Uccelli, costituiscono la base legale su cui si fonda Natura 2000 e le aree denominate SIC che la compongono. Queste due Direttive si prefiggono di tutelare la biodiversità non solo attraverso il mantenimento delle singole specie ma soprattutto, cosa molto importante, degli ambienti nei quali queste specie vivono.
Sull’isola sono presenti specie botaniche assolutamente da tutelare secondo la Direttiva Habitat, specie molto interessanti, molte delle quali rare in Liguria, quali il cisto rosso, il ginepro fenicio e anche veri e propri endemismi quale il fiordaliso di Porto Venere, la centaurea veneris.
La Direttiva Uccelli considera la perdita e il degrado degli Habitat come i più gravi fattori di rischio per la conservazione degli uccelli selvatici e invita gli Stati membri ad adottare un regime di protezione che includa anche divieti relativi a specifiche minacce o disturbi. L’isola Palmaria è regno di una delle maggiori colonie di gabbiani reali del Mar Ligure, di numerosi cormorani e sulla sua sommità ospita un Centro di Educazione Ambientale dove soggiornano studenti e specialisti, soprattutto del WWF, che da ormai circa venti anni portano avanti il Progetto Piccole Isole per lo studio e il monitoraggio dei migratori.

In contrasto con queste specificità dell’isola il Masterplan prevede che sulla sommità vengano tagliati alberi e arbusti per fare spazio a coltivazioni di vite e olivo e che forte Palmaria diventi in parte struttura ricettiva. E’ prevista inoltre la creazione di una zona a servizio della balneazione nella ex cava Carlo Alberto, di fronte a Porto Venere, in una zona che è attualmente ricoperta da vegetazione spontanea che verrà quindi distrutta e sostituita con altra artificiale. Il Masterplan prevede anche che nella punta sud dell’isola, nell’anfiteatro naturale rimasto da una ex cava di portoro, venga allestita un’area per la realizzazione di spettacoli. Tutte queste realizzazioni comporteranno un notevole aumento dell’inquinamento acustico e luminoso con specifiche minacce e disturbi proibiti dalle Direttive Europee.

L’Unione Europea ha inoltre stabilito attraverso la Direttiva Habitat che qualsiasi piano o progetto che possa avere incidenze significative su un sito della rete Natura 2000 deve essere preventivamente sottoposto a Valutazione di Incidenza. Tale procedura è stata introdotta dall'articolo 6, comma 3, con lo scopo di salvaguardare l'integrità dei siti attraverso l'esame delle interferenze di piani e progetti, anche non direttamente connessi alla conservazione degli habitat e delle specie per cui essi sono stati individuati, ma in grado di condizionarne l'equilibrio ambientale. La Valutazione di Incidenza costituisce lo strumento per garantire, dal punto di vista procedurale e sostanziale, il raggiungimento di un rapporto equilibrato tra la conservazione soddisfacente degli habitat e delle specie e l'uso sostenibile del territorio e si applica sia agli interventi che ricadono all’interno delle aree Natura 2000, quale è il nostro caso, sia a quelli che, anche se esterni, possono determinare ripercussioni sullo stato di conservazione dei valori naturali da tutelare nel sito.
Nella Direttiva Habitat non troviamo esplicito riferimento né alla procedura di VIA né a quella di VAS ma dalla specifica Direttiva sulla VAS, 2001/42/CE, emerge che tutti i piani da sottoporre a VAS richiedono la Valutazione d’Incidenza prevista dall’articolo 6 della Direttiva Habitat. Nei piani che, come nel caso del Masterplan, devono essere assoggettati alla procedura di VAS, la Valutazione di Incidenza fa parte di quest’ultima, cioè all’interno della VAS devono essere considerate specificatamente le possibili incidenze negative riguardo agli obiettivi di conservazione del sito. La Valutazione d'Incidenza realizza il duplice obiettivo di analizzare gli interventi previsti e, allo stesso tempo, di garantire che ogni singolo sito contribuisca efficacemente allo sviluppo della rete Natura 2000.

Come abbiamo scritto nell’articolo precedente, il Masterplan non è stato sottoposto alla procedura di VAS e tanto meno alla Valutazione di Incidenza.

Ancora un cenno sulle possibili costruzioni e sul turismo.
E’ stato detto più volte che “non ci sarà un metro cubo di cemento in più” ma questa promessa non è affatto rassicurante: 

il Masterplan non prevede solo la ristrutturazione di edifici esistenti ma prevede anche che le volumetrie possano essere accorpate. In pratica si acquistano volumi, resti di edifici ormai diruti e scomparsi tra la vegetazione, si accorpano e si trasformano in nuove costruzioni in altro luogo e con ben altro impatto.

Quando il Presidente Toti disse di voler fare della Palmaria la Capri della Liguria, banalizzandola, omologandola a molti altri luoghi, rendendola un posto da comprare su un catalogo, usarla e sfruttarla, ci sono stati sollevamenti da più parti. Palmaria è unica e le sue specificità devono rimanere intatte e salvaguardate per le future generazioni.
Riteniamo molto pericoloso prefigurare per l’isola un aumento del turismo, soprattutto di un turismo mordi e fuggi quale quello che vediamo alle 5 terre, le migliaia di persone nei paesi o le lunghe, ininterrotte code di camminatori lungo i sentieri, dove nessuno è mai solo a godere di un panorama, di un profumo o di un momento di pace, visitatori occasionali che consumano i luoghi senza preservarli e neppure apprezzarli.

Luoghi sacrificati all’altare del turismo, dove la gente del posto preferisce vendere o affittare le proprie case e andare a vivere altrove, con conseguente perdita del senso di comunità e rottura dell’equilibrio tra economia e dimensione umana. Questa è l’ambivalenza del turismo, invocato, incoraggiato perché porta denaro e apparente crescita ma temuto una volta che l’equilibrio si è rotto.

Del resto l’ICOMOS nel documento del 1997 al momento dell’iscrizione del sito alla lista del Patrimonio Unesco scriveva che “vi è un potenziale rischio per questo bene proveniente dal turismo che può essere esacerbato dall’iscrizione alla Lista del Patrimonio Mondiale”. L’ICOMOS aveva sollecitato, pertanto, l’Italia ad assicurare, attraverso la legislazione e un’accurata gestione del sito, che le sue qualità essenziali fossero protette adeguatamente. Nella riunione del giugno 1997 il Bureau aveva richiesto allo Stato Italiano informazioni dettagliate sulla gestione del turismo, sugli strumenti legali e i meccanismi di coinvolgimento della comunità per preservare le caratteristiche uniche di questo paesaggio culturale.
Più recentemente nella Dichiarazione di Firenze 2014 l’ICOMOS riconosce che il “Paesaggio, quale parte integrante del Patrimonio, è la memoria vivente delle generazioni passate che fornisce un collegamento materiale e immateriale con le generazioni future. Eredità culturale e Paesaggio sono riferimenti essenziali per l’identità delle comunità, che devono essere conservati attraverso tecniche e conoscenze, insieme alla salvaguardia della biodiversità tradizionali”.

Paesaggio quale riferimento essenziale per l’identità delle comunità, valore irrinunciabile che ogni abitante o attento frequentatore dell’isola porta nel cuore.
Anche durante la stagione estiva, quando si riversano sull’isola giornalmente alcune migliaia di bagnanti che frequentano gli stabilimenti balneari della marina militare o si distribuiscono lungo le scogliere e le poche spiagge del lato nord e del Pozzale, è sufficiente allontanarsi di pochi metri dalla riva, inoltrarsi nel fresco della scala dei condannati o sostare all’ombra della vegetazione per godere del solo rumore della natura e dei profumi delle innumerevoli erbe e essenze. Quando cala la sera e i bagnanti se ne vanno, l’oscurità avvolge l’isola, i rumori si smorzano, rimangono solo quelli del mare e della natura, a ricordare che Palmaria è un bene comune di altissimo valore di cui tutti devono poter fruire liberamente, noi e le future generazioni.

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