sabato 17 ottobre 2020

Parte seconda - Gli strumenti attuativi delle finalità del Parco Naturale Regionale di Porto Venere

 


L’articolo 4 della L.R. 30/2001 individua gli strumenti attuativi delle finalità del Parco, cioè il Piano dell'Area protetta ed il Piano pluriennale socio-economico.

Il Piano del Parco

Il Piano dell’Area protetta, o Piano del Parco, viene adottato dal Consiglio Comunale di Porto Venere con Deliberazione n. 20 del 27 aprile 2004, approvato con Deliberazione n. 70 del 28 dicembre 2005, dopo aver valutato le Osservazioni presentate dai cittadini, e quindi inviato alla Regione con nota 431 del 19 gennaio 2006. Il Consiglio Regionale approva definitivamente il Piano del Parco con delibera 38 dell’11 ottobre 2007.

Nel Piano approvato dalla Regione viene modificata la perimetrazione dell’area marina, così come richiesto dalla Commissione per la tutela del tratto di mare nominata ai sensi della Legge 30/2001. Questa commissione, con voto unanime nella seduta del 23 gennaio 2007, aveva chiesto di apportare alcune modifiche alla perimetrazione per includere aree di speciale rilevanza ecologica. Vengono così inseriti il tratto che costeggia l’isola Palmaria, tra Punta Secca e punta Beffettuccio, per la presenza di vaste praterie di posidonia, e tutto il periplo delle isole Tino e Tinetto, non solo le falesie a mare aperto già comprese nell’ATM. Il Parco nel suo complesso, terrestre e marino, assume così la connotazione che ha conservato fino ad oggi.


Il Piano viene definito come “strumento per la conoscenza, la tutela e la valorizzazione:

- del territorio del Comune di Porto Venere quale sito di interesse culturale, paesaggistico e ambientale inserito nella lista dei siti Unesco,

- dei Siti di Interesse Comunitario SIC IT 1345103 Isola Palmaria e IT 1345104 Isole Tino e Tinetto interamente ricadenti nel Parco di Porto Venere, e IT 1345005 Portovenere-Riomaggiore-San Benedetto, per la parte ricadente nel Parco

- dell’Arcipelago della Palmaria in quanto inserito nell’Accordo di Programma quadro 1999 per lo Sviluppo locale delle isole minori, al quale la Regione Liguria e il Comune di Porto Venere hanno aderito nel 2006”.

Il Piano vincola “la pianificazione territoriale di livello regionale, provinciale e comunale con effetto di integrazione della stessa e, in caso di contrasto, di prevalenza su di essa”.

Il Piano individua come Riserve Naturali Integrali tutte le falesie, quelle del Muzzerone-Castellana, quelle della Palmaria e del Tino e l’intera costa del Tinetto, definendole zone di grande interesse paesaggistico che ospitano specie endemiche esclusive del Parco. Sono zone importantissime per la nidificazione degli uccelli e presentano numerose cavità carsiche. Sono più volte citate le Direttive Europee, Habitat e Uccelli, e tra le finalità dell’istituzione di queste Riserve Naturali c’è anche “contribuire a ridurre impatti ed azioni di disturbo sulla contigua Area di Tutela Marina”.

Il Parco con appositi regolamenti dovrà disciplinare nel dettaglio le modalità di tutela degli aspetti naturali e ambientali con particolare attenzione ai valori di biodiversità protetti dalla Rete Natura 2000 (SIC) nonché le formazioni geologiche, le manifestazioni geomorfologiche, le rocce, i minerali e in generale tutte le testimonianze di rilevante interesse scientifico e valore paesaggistico individuati sia nella porzione terrestre che in quella sottomarina.


Il Parco ha il compito di tutelare gli habitat naturali e seminaturali terrestri e le biocenosi marine di maggiore rilevanza scientifica nonché gli agroecosistemi che conferiscono peculiarità al paesaggio e hanno importanti funzioni nella conservazione della biodiversità. In generale tutela la flora terrestre e marina di rilevante interesse scientifico, valore paesaggistico e ruolo funzionale, in particolare quella riconosciuta di interesse europeo ai sensi della Direttiva Habitat e le specie che verranno individuate nel corso di successivi studi.

Tra le Aree e Strutture di Servizio il Piano del Parco cita la Batteria sperimentale-Centro di Educazione Ambientale, il Forte Umberto I-Museo della Palmaria e il Forte Cavour-Centro polifunzionale e laboratorio mediterraneo per lo studio delle piccole isole.

Il PdP prevede di potenziare il CEA “affinché assuma una rilevanza internazionale e diventi punto di riferimento per attività di elevato valore didattico e scientifico” mentre per il Forte Umberto I (più propriamente, la Torre Umberto I) la finalità principale è Potenziare la divulgazione e valorizzazione del ruolo di Porto Venere e del Golfo Spezzino svolto in attività produttive storicizzate e rappresentative dell’economia locale, quali la maricoltura, la pesca, l’industria estrattiva, l’agricoltura”. L’area fortificata, i manufatti e gli edifici sulla sommità dell’isola sono destinati dal PdP a “potenziare e diversificare l’offerta turistica e culturale” con la creazione di strutture pubbliche per lo sport e l’ecoturismo, postazioni per l’osservazione della fauna, esercizi pubblici per il ristoro, punti per la vendita di prodotti artigianali, servizi igienici e piccola foresteria.

Il PdP prevede inoltre di realizzare in quell’area un centro “per la documentazione e lo studio dedicato alle piccole isole e ai problemi e alle potenzialità che esse offrono”.

Per garantire la piena e sicura fruibilità del Parco è fondamentale la rete sentieristica che deve essere adeguatamente manutenuta, si deve garantire un uso pubblico dei sentieri e realizzare percorsi tematici attrezzati.


Un capitolo importante è dedicato all’Area di Tutela Marina le cui falesie sottomarine e i cui fondali sono caratterizzati dalla presenza “di un popolamento coralligeno altamente diversificato, che offre riparo a numerose specie animali e vegetali”. Questo popolamento coralligeno deve essere tutelato e studiato per “la sua altissima diversità biologica e per il suo elevato valore estetico”.

L’istituzione dell’ATM ha come finalità “conservare il livello di naturalità e di diversità biologica”, “tutelare gli habitat e le specie rari o minacciati” e “tutelare le popolazioni delle entità endemiche o rare vegetali ed animali”. Ma soprattutto con l’istituzione dell’ATM si vuole “ promuovere la diffusione e divulgazione della conoscenza dell’ecologia e della biologia degli ambienti e degli organismi marini presenti nonché della peculiarità ambientali della zona.


Quanto sopra descritto è contenuto nel Piano del Parco, redatto nei primi anni 2000, approvato dalla Regione Liguria nel 2007, e descrive lo stato, anche vegetazionale, del territorio di Porto Venere in quel momento storico. Gli estensori del Piano avevano previsto all’articolo 2.3 che dovesse essere fatta ogni anno una verifica tecnica e un bilancio degli obiettivi, “mentre una revisione generale è prevista entro 10 anni dalla approvazione del Piano”. Avrebbe dovuto perciò esserci una revisione generale del Piano entro il 2017, cosa che avrebbe consentito non solo di aggiornare la descrizione vegetazionale del territorio, ma anche recepire le indicazioni sulle Misure di conservazione dei SIC emanate dalla Comunità Europea nel novembre 2012 e nel settembre 2013 e recepite dalla Regione Liguria con D.G.R. 537 del 4 luglio 2017.

Un esempio su tutti, scegliamo quello più attuale viste le vicende sull’isola Palmaria. Nel Piano del Parco la vetta dell’isola Palmaria, intorno al Forte Cavour, è descritta come “a prato e pseudosteppa”, situazione non più vera perché negli ultimi 20 anni almeno si è via via formato un bosco di lecci. Questo bosco, ignorato sia dal Piano che dal Masterplan, verrebbe di fatto abbattuto per lasciare lo spazio al ripristino, questo è il termine utilizzato, di terreno agricolo (*). Invece la sua esistenza è funzionale allo stanziamento degli uccelli migratori e rientra negli obblighi di conservazione e protezione del Parco e dei siti SIC. A conferma di ciò, la citata D.G.R 537 nelle schede relative all’isola Palmaria e a proposito dei boschi di Quercus ilex, lecci, ne specifica la priorità, alta, e l’obiettivo, miglioramento, e consente “l’apertura di radure su superfici limitate, appositamente progettate per la conservazione di aspetti di transizione ed ecotonali (macchia, gariga e prati aridi) per la fauna” sottolineando che “l’Ente gestore dovrà limitare, attraverso l’attuazione della procedura di valutazione d’incidenza ed un’attività di indirizzo alla pianificazione, la creazione di nuove infrastrutture lineari (strade, elettrodotti, ecc.)”.


(*) Una breve nota a margine. Se si volesse “ripristinare” sull’isola Palmaria l’antico terreno agricolo bisognerebbe radere al suolo Forte Cavour che occupa interamente quella che nella carta del Brusco del 1790 era indicata come località Il Piano e che era la parte coltivata dell’isola. Intorno solo pochi tratti terrazzati coltivati a vite e poi bosco, come ben descritto da Paola La Ferla in L’isola Palmaria in una carta di Giacomo Brusco (1790)


Il Piano socio-economico del Parco

Il Piano socio-economico pluriennale è, insieme ai Regolamenti d’uso, uno strumento fondamentale per la realizzazione delle finalità generali del Parco Naturale. Esso contiene, oltre agli indirizzi e le attività da promuovere per il raggiungimento degli obiettivi del Parco, anche la previsione dei costi e delle entrate derivanti dalla gestione del Parco.

Il primo, e per ora unico, Piano pluriennale socio-economico che è stato redatto per il Parco di Porto Venere si riferisce agli anni 2011-2014 e, come scritto nel Piano del Parco approvato dalla Regione Liguria, avrebbe dovuto avere validità di quattro anni. E’ ancora in vigore e non sono note, o non sono state pubblicizzate, le prescritte verifiche annuali della sua attuazione attraverso la relazione consuntiva e programmatica prevista dall’art. 3 comma 2 della L.R. 30/2001.

Il Piano socio-economico degli anni 2011-2014 assume una connotazione prettamente politica laddove elogia l’organizzazione del Parco, “inserito a pieno titolo nella struttura comunale, assumendo il vice sindaco la responsabilità politica e un dipendente comunale quella tecnica”. E ancora: “Il supporto scientifico è assicurato dall’attivazione di contratti di collaborazione con personale altamente qualificato, dalla Commissione per l’area di tutela marina, prevista dalla legge istitutiva del parco, dalla Commissione per l’area protetta terrestre, creata a somiglianza della prima e dalle diverse collaborazioni in essere con università ed enti di ricerca. La possibilità di stretto rapporto con gli uffici comunali permette, altro esempio di positive sinergie, di specializzare personale inquadrato nel comando di Polizia Municipale nella sorveglianza e nella tutela dell’area protetta terrestre e marina. E’ opportuno evidenziare il risparmio di risorse, economiche, umane e strumentali, che l’affidamento della gestione al comune comporta: dalle strutture utilizzate per l’ufficio alle spese generali di gestione, dalla possibilità d’impiego delle professionalità presenti in comune alle attività collegiali di promozione e marketing territoriali. L’ufficio parco sta inoltre svolgendo funzioni di “trascinatore” nell’introduzione del sistema di gestione ambientale che sta portando a tutto il comune la certificazione ISO 14001”.

Anche il fatto che i capitoli di spesa del Parco Naturale siano posti all’interno del bilancio comunale è vista come una sinergia e una integrazione che porta vantaggi a entrambi i soggetti, Parco e Comune: “La gestione dei capitoli di spesa di un parco naturale posti all’interno di un bilancio comunale può muoversi tra due estremi. Da un lato c’è la possibile considerazione del parco come semplice cassa di supporto alle spese correnti del comune. Nell’altro versante si colloca invece la capacità di portare sugli investimenti ambientali o comunque legati alla gestione dell’area protetta ulteriori fondi provenienti dalle casse comunali. La collocazione all’interno di questi due estremi è sicuramente decisa dalla politica sulla base della maggiore o minore consapevolezza del ruolo e dei compiti delle aree protette nell’ambito dello sviluppo dei territori. Nel nostro caso l’evoluzione sta andando verso un potenziamento delle spese per l’area protetta con fondi del comune. Forse in maniera culturalmente ancora più avanzata sta affermandosi una valutazione degli investimenti comunali sotto il profilo della sostenibilità e dell’impatto ambientale. Obiettivo prioritario rimane quello di un parco in grado di autofinanziare le proprie attività attraverso la gestione, diretta o indiretta, di settori economicamente produttivi: dalle strutture ricettive alle attività turistiche in linea con il modello di sviluppo proposto”.

Visione, come vedremo, molto ottimistica e anche superficiale che ha portato a situazioni di forte debolezza per il Parco Naturale Regionale di Porto Venere.





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