La Regione Liguria ha
promulgato il 28 dicembre u.s. la Legge Regionale n. 29
“Disposizioni collegate alla legge di stabilità per l’anno
2018”. L’articolo 2 individua sette ambiti territoriali, definiti
strategici, finalizzati alla realizzazione di interventi
infrastrutturali nei settori: risanamento idrogeologico, bonifiche e
riqualificazione ambientale e paesaggistica, risanamento della
qualità dell’aria, riqualificazione del territorio e dei centri
urbani, interventi sulle infrastrutture e opere pubbliche, turismo,
innovazione, formazione.
Ad una prima lettura
l’articolo 2 non desta particolari allarmi; è vero, c’è il
termine “riqualificazione”, concetto che, per l’esperienza
maturata negli anni, non abbiamo mai visto applicare tenendo come
prioritario il rispetto per il territorio ma, al contrario, lo
abbiamo visto usato come passe-partout per attuare i peggiori
disastri.
E infatti, leggendo più
attentamente questo articolo fin dal titolo, “Ambiti territoriali
strategici di rilievo regionale e interventi di rinnovo edilizio”,
ci accorgiamo che ancora una volta riqualificare è sinonimo di
costruire e per poterlo fare, in nome della modernità,
dell’efficienza e della velocità, si introduce il concetto di
“strategicità”.
Delle sette aree strategiche
individuate con questa Legge, due sono nella nostra provincia: il
Waterfront della Spezia e l’isola Palmaria. Su queste aree
specifiche “la regione promuove la formazione degli atti di intesa
con i Comuni interessati, le Autorità Portuali e con la
Soprintendenza
Belle Arti e Paesaggio
in presenza di beni paesaggistici vincolati”. Tale atto di intesa,
oltre a produrre la nomina di un “Commissario straordinario
regionale cui è demandato il compito di agevolare l’attuazione
dell’intesa e la realizzazione degli interventi previsti”,
produce “gli effetti di variante dei vigenti piani urbanistici e
territoriali, generali e di settore, di livello comunale e
regionale”.
In poche parole l’intesa è
essa stessa variante, di un PUC (Piano Urbanistico Comunale) o di un
PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Paesistico). Poco importa
che il luogo di cui stiamo parlando, nella fattispecie l’isola
Palmaria, sia un territorio unico, un inestricabile intreccio di
valori storici e naturalistici, sia Parco Naturale, SIC (terrestre e
marino) e Sito Unesco; le peculiarità storiche, naturalistiche e
ambientali che hanno portato a questi riconoscimenti rimarranno sulla
carta ma il nostro timore è che nella pratica verranno piegate e
sottomesse.
Una sola persona, il
Commissario, toglierà competenze e prerogative decisionali ai vari
Enti e soprattutto spoglierà la comunità della possibilità di
intervenire sulle decisioni che verranno prese sul proprio
territorio.
Questa
nuova Legge Regionale si inserisce nel processo di sdemanializzazione
di beni sull’isola Palmaria che è sfociato nel Protocollo di
Intesa firmato a marzo 2016 tra Ministero della Difesa, Regione
Liguria, Comune di Porto Venere e Agenzia del demanio.
Per
l’attuazione di questo Protocollo la Regione ha incaricato lo
studio Land, architetto Kipar, (che ha presentato l’offerta più
vantaggiosa, 123.840 euro al netto di IVA e oneri previdenziali), di
predisporre un Masterplan avvalendosi anche di incontri
con i cittadini della cui guida è stata incaricata la società Basi
Comunicanti, dott.ssa Baglioni, (unica offerta esaminata pari a
23.600 euro al netto di IVA).
La
procedura ha avuto avvio nel settembre 2017, è stata faticosamente e
lentamente costruita una piattaforma web
che avrebbe dovuto favorire la condivisione di idee e progetti tra i
cittadini, sono stati realizzati in ottobre due giorni di incontri
sull’isola tra i cittadini e l’architetto Kipar con suoi
collaboratori, ci era stato dato appuntamento per una seconda tornata
di incontri intorno alla metà di novembre, ma tutto si è fermato.
La piattaforma, dopo i primi inserimenti, è in stato di abbandono,
di nuovi incontri con i cittadini non si parla da mesi mentre ci sono
stati, ancor prima non solo della stesura del Masterplan ma anche
prima della presentazione di una prima bozza, contatti e visite di
possibili investitori sull’isola.
L’inserimento
in questo quadro di apparente stagnazione della nuova legge regionale
che attribuisce alla Palmaria lo status di “area strategica” ci
suscita molti interrogativi.
Siamo
forse troppo pessimisti se ci viene alla mente la tristemente famosa
frase del Presidente Toti “faremo della Palmaria la Capri della
Liguria”? E’ vero, disse anche che non sarebbe stato costruito un
solo metro cubo in più dell’esistente e questo proposito è stato
ribadito più volte anche dal Sindaco, ma alla luce dei fatti recenti
ci suona sinistro quanto scritto nel Protocollo di Intesa sull’
”aspirazione del Comune di Porto Venere di trasformare l’isola in
un’attrattiva turistica di altissimo livello, sia nazionale che
internazionale”.
Siamo
stati ingenui a pensare che l’attrattiva di Palmaria sia già di
altissimo livello naturalistico, storico e ambientale (come del resto
riconosciuto a livello nazionale e internazionale dagli organismi che
le hanno attribuito le qualifiche di Parco Naturale, Sic e Sito
Unesco)? Avremmo dovuto focalizzare la nostra attenzione sul verbo
“trasformare”?
Abbiamo
seri dubbi che la tutela e la conservazione, indispensabili per la
sopravvivenza stessa dell’isola, possano attuarsi a colpi di
varianti (suggerite o richieste da chi e con quali finalità?) e
soprattutto con interventi edificatori volti più alla valorizzazione
economica, leggi monetizzazione, che alla salvaguardia.
Palmaria è da sempre
strategica, strategica per la vita dei suoi abitanti, per i cittadini
e l’intero ecosistema del Golfo e per tutti coloro, non solo pochi
privilegiati, che ne vogliano ammirare la bellezza e godere del suo
mare e dei suoi sentieri.
p.s. Per approfondire lo stato
in cui versano le Soprintendenze dopo la Riforma Franceschini leggete
QUI
e capirete perché non ci sentiamo per nulla rassicurati dal fatto
che per la formazione degli atti di intesa sia necessario anche il
parere della Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio.
Nessun commento:
Posta un commento