Dialogo immaginario (ma non
troppo)
- Aiuto, ci siamo
dimenticati il processo partecipativo!
- Fa niente, inseriamolo
nel primo atto che dobbiamo pubblicare.
- Ma il tempo ormai è poco
per svilupparlo, dobbiamo terminare la verifica del P.U.C. prima
delle nuove elezioni.
- Pazienza, faremo le
solite tre assemblee, una per frazione, e presenteremo/illustreremo
quanto fatto tramite le solite slides.
- Ma non sarà un processo
partecipativo, al più possiamo chiamarlo comunicativo.
- Andrà bene lo stesso,
tanto nessuno se ne accorgerà!
Nel maggio 2012 la Regione
Liguria inviò a molti comuni, tra i quali anche quello di Porto
Venere, una Comunicazione con cui richiamava l’attenzione delle
Amministrazioni sull’obbligo di provvedere alla verifica di
adeguatezza del P.U.C. entro il semestre precedente la scadenza del
termine di dieci anni dalla sua approvazione.
Il P.U.C. attualmente in
vigore nel Comune di Porto Venere è stato approvato il 26 febbraio
2002 quindi secondo quanto comunicato dalla Regione la revisione
avrebbe dovuto essere compiuta entro il 26 agosto 2011.
La comunicazione della Regione
sottolinea che, in base alla L.R. 36/1997 e s.m., la verifica
prevista dall’art. 45 è un adempimento obbligatorio cui i comuni
devono provvedere “in quanto costituisce presupposto
indispensabile
rispetto a ogni iniziativa pianificatoria di variazione del P.U.C.
che tali A.C. intendessero nel frattempo assumere”.
Come dire che eventuali
varianti al P.U.C. che siano state approvate dopo il 26 agosto 2011
sono nulle?
In ogni caso le
Amministrazioni Comunali di Porto Venere non hanno messo in campo
nessuna iniziativa, fino alla istituzione con D.G. 79/2014
dell’Ufficio di Pianificazione e alla D.G. 231 del dicembre 2014
che dava avvio al procedimento di verifica di adeguatezza del P.U.C.
vigente.
Nella
Relazione programmatica e metodologica allegata alla Delibera 231 si
evidenzia che, a seguito della subentrata approvazione del Piano del
Parco e del Piano di gestione Unesco, sono assolutamente prioritarie
“le tematiche della sostenibilità, della tutela e valorizzazione
del delicatissimo sistema ambientale e paesaggistico”. E’
considerato prioritario anche “lo studio e la difesa della
vulnerabilità del territorio rispetto ai rischi idrogeologici,
sismici, legati
alle attività a rischio di incidente rilevante,
etc.” (la
sottolineatura è nostra).
Tra
i temi che la revisione dovrà affrontare in una nuova ottica, la
citata Relazione pone al primo posto “la necessità di
rigenerazione territoriale, recuperando, valorizzando ed integrando
efficacemente le aree agricole e naturali, le aree dismesse o
sottoutilizzate, i beni e le aree di proprietà demaniale, quali
“valori di riserva del territorio che non hanno trovato
applicazione nelle previsioni del PUC vigente” nonché “la
conseguente necessità del massimo contenimento della crescita
edificatoria”.
Ci sorge una prima domanda: se
è considerato prioritario il raggiungimento del massimo contenimento
della crescita edificatoria (sarebbe auspicabile leggere nel prossimo
P.U.C. che il Comune di Porto Venere adotta il principio di Consumo
di suolo zero) perché, prima che sia conclusa la verifica di
adeguatezza, vendere beni e proprietà demaniali privando così la
comunità di beni comuni?
Proseguendo
l’esame della Relazione troviamo tra gli Obiettivi operativi e
indirizzi generali la “necessità di condividere con le generazioni
attuali e future le scelte di sviluppo, avviando sin
da subito
(sottolineatura
nostra)
un processo di partecipazione e di valutazione della sostenibilità
ambientale delle scelte (V.A.S.)”.
Obiettivi assolutamente
condivisibili; peccato che dal dicembre 2014 a oggi quel processo di
partecipazione, di cui la relazione sottolinea l’urgenza quale
metodo imprescindibile per realizzare la condivisione delle scelte,
non sia mai partito.
Del processo partecipativo si
riparla nella D.G. 145 del 13 luglio 2016 che indica nella scansione
temporale lo sviluppo di percorsi partecipativi e l’elaborazione di
scenari e valutazioni in merito al quadro pianificatorio, come
attività da svilupparsi nel biennio 2016/2017, biennio appena
concluso senza che i cittadini siano stati coinvolti in alcunché.
L’ultima
notizia la abbiamo avuta dalla Determina 589 del 22 dicembre 2017 il
cui oggetto recita: “Incarico relativo a studi specialistici in
materia urbanistica e geologico sismica propedeutici alla revisione
dello strumento urbanistico comunale – Liquidazione I° acconto
all’operatore economico RTI MATE Soc. Cooperativa D.R.E.AM. Italia
Soc. Coop.” Sembrerebbe il banale pagamento di una parcella.
Sembrerebbe, senonché mescolato ai vari “ritenuto”, “dato
atto”, “accertato”, ecc., che portano alla liquidazione
dell’acconto, leggiamo che si ritiene di dover “attivare in
primis il
processo partecipativo previsto per la revisione della
pianificazione”; leggiamo anche che “la fase di ascolto sociale,
al fine della definizione degli obiettivi strategici, sarà svolta
promuovendo attività dedicate e incontri con la popolazione e i
portatori di interesse, … , a partire da riunioni pubbliche di
illustrazione di tutto il prefigurato processo, previste all’inizio
dell’anno 2018”.
Nella scansione temporale già
citata sopra, l’aggiornamento P.U.C., la redazione cartografica, la
procedura di verifica di assoggettabilità alla VAS (passaggio
fondamentale), la sintesi degli scenari di sviluppo e, soprattutto,
le sintesi conclusive e l’adeguamento del Piano erano previsti per
il 2017/2018. Ma, poiché il 2018 sarà anno di elezioni, supponiamo
si intendesse la prima metà del 2018; ci pare inverosimile lasciare
in sospeso un’operazione come la verifica di adeguatezza di uno
strumento urbanistico fondamentale quale è il P.U.C.
Ai cittadini restano quindi
poco più di 4 mesi per discutere obiettivi strategici, per valutare
lo stato del sistema ambientale nelle aree a Parco e Sic, per
elaborare scenari e valutazioni in merito al quadro pianificatorio.
O tutto questo è già stato
fatto?
In
ogni caso ancora una volta si è persa una occasione di crescita per
i cittadini e per la comunità.
Si è persa l’occasione di
avere opportunità di incontro e discussione che suscitino nei
cittadini capacità critica e coscienza politica, in poche parole
avere la possibilità di essere distolti dall’abitudine alla
rassegnazione e al delegare ad altri le questioni che riguardano il
loro futuro. I cittadini sono stati abituati e obbligati ad accettare
supinamente qualsiasi intervento e decisione senza porsi domande e
senza vederne le conseguenze, non percepiscono che la qualità
dell’ambiente influisce sulla loro vita quotidiana anche in termini
di salute e che diminuendo la qualità dell’ambiente in cui vivono
diminuisce la qualità della loro vita.
Compito di un’Amministrazione
dovrebbe essere invertire questa tendenza e quale migliore occasione
della redazione di un P.U.C. può stimolare nei cittadini, attraverso
la trasparenza e la partecipazione, riflessioni sul futuro del
proprio territorio? Un percorso che, attraverso la reale conoscenza
dei problemi, la loro definizione e la ricerca di soluzioni
renderebbe consapevoli i cittadini e responsabile l’Amministrazione.
Un percorso al termine del quale l’Amministrazione avrebbe a
disposizione una mole di dati di cui avvalersi e il cittadino si
sentirebbe non controparte ma attivo artefice del suo futuro.
Stiamo parlando di
coinvolgimento reale dei cittadini, non fittizio, di maniera e
occasionale come quelli cui siamo stati purtroppo abituati da sempre. Questo perché un cittadino informato e consapevole è scomodo per le
Amministrazioni che si sentono plenipotenziarie e per quella
(non)politica che considera i cittadini solo voti da conquistare e
controllare.
Solo una educazione alla
consapevolezza può portare i cittadini a essere motore di sviluppo e
di crescita per la loro comunità invertendo la tendenza, morale
prima che economica, in cui stiamo sprofondando.
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