venerdì 5 gennaio 2018

Sulla verifica di adeguatezza del P.U.C. nel Comune di Porto Venere

Dialogo immaginario (ma non troppo)

- Aiuto, ci siamo dimenticati il processo partecipativo!
- Fa niente, inseriamolo nel primo atto che dobbiamo pubblicare.
- Ma il tempo ormai è poco per svilupparlo, dobbiamo terminare la verifica del P.U.C. prima delle nuove elezioni.
- Pazienza, faremo le solite tre assemblee, una per frazione, e presenteremo/illustreremo quanto fatto tramite le solite slides.
- Ma non sarà un processo partecipativo, al più possiamo chiamarlo comunicativo.
- Andrà bene lo stesso, tanto nessuno se ne accorgerà!

Nel maggio 2012 la Regione Liguria inviò a molti comuni, tra i quali anche quello di Porto Venere, una Comunicazione con cui richiamava l’attenzione delle Amministrazioni sull’obbligo di provvedere alla verifica di adeguatezza del P.U.C. entro il semestre precedente la scadenza del termine di dieci anni dalla sua approvazione.
Il P.U.C. attualmente in vigore nel Comune di Porto Venere è stato approvato il 26 febbraio 2002 quindi secondo quanto comunicato dalla Regione la revisione avrebbe dovuto essere compiuta entro il 26 agosto 2011.
La comunicazione della Regione sottolinea che, in base alla L.R. 36/1997 e s.m., la verifica prevista dall’art. 45 è un adempimento obbligatorio cui i comuni devono provvedere “in quanto costituisce presupposto indispensabile rispetto a ogni iniziativa pianificatoria di variazione del P.U.C. che tali A.C. intendessero nel frattempo assumere”.
Come dire che eventuali varianti al P.U.C. che siano state approvate dopo il 26 agosto 2011 sono nulle?


In ogni caso le Amministrazioni Comunali di Porto Venere non hanno messo in campo nessuna iniziativa, fino alla istituzione con D.G. 79/2014 dell’Ufficio di Pianificazione e alla D.G. 231 del dicembre 2014 che dava avvio al procedimento di verifica di adeguatezza del P.U.C. vigente.
Nella Relazione programmatica e metodologica allegata alla Delibera 231 si evidenzia che, a seguito della subentrata approvazione del Piano del Parco e del Piano di gestione Unesco, sono assolutamente prioritarie “le tematiche della sostenibilità, della tutela e valorizzazione del delicatissimo sistema ambientale e paesaggistico”. E’ considerato prioritario anche “lo studio e la difesa della vulnerabilità del territorio rispetto ai rischi idrogeologici, sismici, legati alle attività a rischio di incidente rilevante, etc.” (la sottolineatura è nostra).
Tra i temi che la revisione dovrà affrontare in una nuova ottica, la citata Relazione pone al primo posto “la necessità di rigenerazione territoriale, recuperando, valorizzando ed integrando efficacemente le aree agricole e naturali, le aree dismesse o sottoutilizzate, i beni e le aree di proprietà demaniale, quali “valori di riserva del territorio che non hanno trovato applicazione nelle previsioni del PUC vigente” nonché “la conseguente necessità del massimo contenimento della crescita edificatoria”.
Ci sorge una prima domanda: se è considerato prioritario il raggiungimento del massimo contenimento della crescita edificatoria (sarebbe auspicabile leggere nel prossimo P.U.C. che il Comune di Porto Venere adotta il principio di Consumo di suolo zero) perché, prima che sia conclusa la verifica di adeguatezza, vendere beni e proprietà demaniali privando così la comunità di beni comuni?
Proseguendo l’esame della Relazione troviamo tra gli Obiettivi operativi e indirizzi generali la “necessità di condividere con le generazioni attuali e future le scelte di sviluppo, avviando sin da subito (sottolineatura nostra) un processo di partecipazione e di valutazione della sostenibilità ambientale delle scelte (V.A.S.)”.
Obiettivi assolutamente condivisibili; peccato che dal dicembre 2014 a oggi quel processo di partecipazione, di cui la relazione sottolinea l’urgenza quale metodo imprescindibile per realizzare la condivisione delle scelte, non sia mai partito.
Del processo partecipativo si riparla nella D.G. 145 del 13 luglio 2016 che indica nella scansione temporale lo sviluppo di percorsi partecipativi e l’elaborazione di scenari e valutazioni in merito al quadro pianificatorio, come attività da svilupparsi nel biennio 2016/2017, biennio appena concluso senza che i cittadini siano stati coinvolti in alcunché.
L’ultima notizia la abbiamo avuta dalla Determina 589 del 22 dicembre 2017 il cui oggetto recita: “Incarico relativo a studi specialistici in materia urbanistica e geologico sismica propedeutici alla revisione dello strumento urbanistico comunale – Liquidazione I° acconto all’operatore economico RTI MATE Soc. Cooperativa D.R.E.AM. Italia Soc. Coop.” Sembrerebbe il banale pagamento di una parcella. Sembrerebbe, senonché mescolato ai vari “ritenuto”, “dato atto”, “accertato”, ecc., che portano alla liquidazione dell’acconto, leggiamo che si ritiene di dover “attivare in primis il processo partecipativo previsto per la revisione della pianificazione”; leggiamo anche che “la fase di ascolto sociale, al fine della definizione degli obiettivi strategici, sarà svolta promuovendo attività dedicate e incontri con la popolazione e i portatori di interesse, … , a partire da riunioni pubbliche di illustrazione di tutto il prefigurato processo, previste all’inizio dell’anno 2018”.
Nella scansione temporale già citata sopra, l’aggiornamento P.U.C., la redazione cartografica, la procedura di verifica di assoggettabilità alla VAS (passaggio fondamentale), la sintesi degli scenari di sviluppo e, soprattutto, le sintesi conclusive e l’adeguamento del Piano erano previsti per il 2017/2018. Ma, poiché il 2018 sarà anno di elezioni, supponiamo si intendesse la prima metà del 2018; ci pare inverosimile lasciare in sospeso un’operazione come la verifica di adeguatezza di uno strumento urbanistico fondamentale quale è il P.U.C.
Ai cittadini restano quindi poco più di 4 mesi per discutere obiettivi strategici, per valutare lo stato del sistema ambientale nelle aree a Parco e Sic, per elaborare scenari e valutazioni in merito al quadro pianificatorio.
O tutto questo è già stato fatto?
In ogni caso ancora una volta si è persa una occasione di crescita per i cittadini e per la comunità.
Si è persa l’occasione di avere opportunità di incontro e discussione che suscitino nei cittadini capacità critica e coscienza politica, in poche parole avere la possibilità di essere distolti dall’abitudine alla rassegnazione e al delegare ad altri le questioni che riguardano il loro futuro. I cittadini sono stati abituati e obbligati ad accettare supinamente qualsiasi intervento e decisione senza porsi domande e senza vederne le conseguenze, non percepiscono che la qualità dell’ambiente influisce sulla loro vita quotidiana anche in termini di salute e che diminuendo la qualità dell’ambiente in cui vivono diminuisce la qualità della loro vita.
Compito di un’Amministrazione dovrebbe essere invertire questa tendenza e quale migliore occasione della redazione di un P.U.C. può stimolare nei cittadini, attraverso la trasparenza e la partecipazione, riflessioni sul futuro del proprio territorio? Un percorso che, attraverso la reale conoscenza dei problemi, la loro definizione e la ricerca di soluzioni renderebbe consapevoli i cittadini e responsabile l’Amministrazione. Un percorso al termine del quale l’Amministrazione avrebbe a disposizione una mole di dati di cui avvalersi e il cittadino si sentirebbe non controparte ma attivo artefice del suo futuro.
Stiamo parlando di coinvolgimento reale dei cittadini, non fittizio, di maniera e occasionale come quelli cui siamo stati purtroppo abituati da sempre. Questo perché un cittadino informato e consapevole è scomodo per le Amministrazioni che si sentono plenipotenziarie e per quella (non)politica che considera i cittadini solo voti da conquistare e controllare.
Solo una educazione alla consapevolezza può portare i cittadini a essere motore di sviluppo e di crescita per la loro comunità invertendo la tendenza, morale prima che economica, in cui stiamo sprofondando.


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