Si è concluso con la scelta e la
presentazione presso il Porto Mirabello del progetto vincitore, il bando di
concorso promosso dall’Autorità Portuale della Spezia per la riqualificazione
della diga foranea. Gli architetti Marinaro, Micarelli e Pizziolo avevano
inviato la lettera che leggete sotto per spiegare perché questa ulteriore
chiusura del Golfo della Spezia era ed è secondo loro improponibile
Una richiesta contraddittoria.
Nel bando di concorso per la sistemazione della diga foranea del Golfo,
vi è una richiesta contraddittoria, poiché da un lato si richiede che il
progetto sia sostenibile e dall’altro si indicano degli obbiettivi e degli
interventi assolutamente improponibili dal punto di vista ambientale e
paesaggistico, sia in sé sia nei confronti del sistema Golfo.
Tale contraddizione è così forte che rende impossibile anche la
possibilità di partecipare con un progetto alternativo, che pure abbiamo in un
primo tempo preso in considerazione, ma
che sarebbe risultato talmente lontano dalle richieste da risultare
completamente estraneo al bando, tutto spostato su un’altra lunghezza
d’onda.
Ci siamo limitati allora a fare presente con questa lettera le
motivazioni della grande inopportunità delle
richieste del Bando, che, sebbene a qualcuno potrà essere sembrato di
grande fascino, in realtà, approfittando della bellezza residuale di questo
ultimo angolo del Golfo, ne promuove la distruzione definitiva
Perché la stessa richiesta del bando è inaccettabile.
Il sistema Golfo, dal punto di vista della cementificazione delle sue
rive, all’interno della diga foranea, vede già i tre lati della città e della
portualità costituire un continuum rigidissimo, una vera e propria barriera, un muro invalicabile che
verrà ulteriormente rafforzato e strutturato dalle diverse ipotesi di Water
Front.
estremità di levante - situazione attuale |
Questa barriera nega gli accessi al mare della città, che rimane in
gran parte dietro il muro stesso, e ancora di più nega ogni possibilità di
scambio ecologico tra colline e Golfo, che invece era la caratteristica
ecologica, strutturale e paesistica del Golfo di Spezia. La distruzione
dell’ecotone tra terra e mare, tra colline e golfo è il più grave delitto
ecologico portato sistematicamente avanti in questi ultimi decenni, e
recentemente sempre più accelerato. Altro che Water Front!
Inevitabilmente, le conseguenze sul piano paesaggistico di queste
politiche territoriali sono altrettanto devastanti di quelle ambientali, con un
golfo che ha perso i suoi mitici e splendidi caratteri, e con una città
relegata in un fondo cieco, sempre più separata dal mare.
Per non parlare dello specchio d’acqua ormai intercluso e stagnante,
dai fondali melmosi e avvelenati e le acque sempre più ferme per l’inerzia
delle correnti e sotto la spada di Damocle di dragaggi di canali e simili.
In questo quadro così preoccupante e ampiamente oltre i limiti della
sostenibilità del “sistema golfo”, andare a proporre l’infrastrutturazione
marittima, la cementificazione o comunque l’infrastrutturazione pesante della
diga e il banchinamento a fini nautici
di tutta la struttura diga stessa, significa chiudere il quarto lato del
rettangolo portuale – urbano, significa creare una sorta di “quadrilatero del
cemento, dell’inquinamento” con al centro delle acque stagnanti, estremamente
inaccettabile, sia dal punto di vista di una città di mare sia dal punto di
vista dell’ecologia di un ecosistema come è il golfo.
Infatti la chiusura del quarto lato ha un effetto moltiplicatore,
perché oltre all’errore in sé nei confronti della Diga, completando il disegno
degli altri tre lati produce un effetto moltiplicatore micidiale e disastroso.
Ciò vale anche per l’aspetto paesistico, che ripercorre tutte le
alterazioni sopradette e che in più inserisce l’altro fattore che un certo tipo
di progettualità aggressiva ha già anticipato alcuni anni fa, e che è quello
della messa fuori scala del paesaggio dell’intero Golfo, che verrebbe
comandato, come è di moda, da disegni tanto invasivi quanto banali.
Di fronte a questi errori e a questa impostazione così aggressiva,
ipotizzare un contro-progetto sobrio, gentile, effimero, magari anche un po’
poetico, certo era possibile, ma era del
tutto astratto e inconcludente.
Meglio allora evidenziare la situazione e proporre di cambiare
radicalmente il bando andando in questa direzione:
proporre il risanamento del Golfo, in ogni suo aspetto, a partire dalle
acque, e contemporaneamente dalle relazioni terra-mare, iniziando proprio dalla
diga, dalle sue acque, dai suoi allevamenti e da quelli limitrofi, dalle sue
relazioni con Le Grazie, con Lerici e con la città, facendo diventare la diga
una sorta di laboratorio sperimentale del risanamento del Golfo, non edificato
ma di riferimento delle diverse azioni, un MIRAGGIO dei nuovi paesaggi e della
nuova città del Golfo possibile e partecipata, verso una CITTA’-PAESAGGIO
Perché infatti un bando di questo tipo potrebbe sollecitare la
partecipazione attiva della popolazione interessata.
La Spezia, 29 4 2012
Giorgio Pizziolo, Rita Micarelli, Ludovica Marinaro
Il concorso si è concluso e c’è
un progetto vincitore, un progetto definito “minimalista” che è stato anche
contestato da altri partecipanti che avrebbero forse preferito un progetto di
trasformazione radicale della diga mentre, a loro dire, la giuria ha premiato
la linea del non-intervento, lasciando “inalterato lo skyline della diga alta
appena due metri che viene sommersa più volte l’anno”.
Sulle colonne de Il Secolo XIX è
intervenuto anche l’architetto Raggi che ha definito “insensato e rivelatore di
una insensibilità profonda per i caratteri ambientali e paesaggistici del
Golfo” ed ha prefigurato una “perdita dei residui valori paesaggistici ancora
salvi”.
Il progetto c’è, riguarda la
parte di levante della diga, prevede una piazza centrale, tre spiagge, tre
pontili per l’approdo di barche e vaporetti, e due piscine.
Perché le piscine? Perché, come
scritto nello stesso bando dell’Autorità Portuale, le acque intorno alla diga
NON sono balneabili e non è chiaro attraverso quali valutazioni, come riportato
dall’assessore Savoncelli, “dal 2012 la regione Liguria ha individuato la diga
foranea quale sito balneabile”.
In uno studio dell’ICRAM
pubblicato nel marzo 2005 e intitolato “Progetto
preliminare di bonifica dell’area marina inclusa nella perimetrazione del sito
di bonifica di interesse nazionale di Pitelli”, che non ci risulta sia stato
mai smentito né applicato, viene descritto il grave stato di inquinamento del
Golfo della Spezia. Per il testo integrale vi rimandiamo qui a Note di Marco
Grondacci. Noi chiudiamo facendo nostra una domanda di Grondacci ai Sindaci, al
Presidente dell’Autorità Portuale , all’Arpal e all’Asl: “ci volete
spiegare se ci sono dei rischi sanitari e ambientali, ci volete spiegare lo
stato di diffusione dell'inquinamento, in altri termini ci volete spiegare se
il "potenziale ecotossicologico" di cui scriveva ICRAM è
solo potenziale e fino a che punto? Ci volete spiegare quanto inizierà la
bonifica del nostro golfo?”
Insomma,
aggiungiamo noi, volete finalmente occuparvi della salute di noi cittadini?
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