lunedì 21 febbraio 2022

Venduto!

 


Con la vendita all’asta del fabbricato di via della Crocetta se ne è andato un altro pezzo del nostro territorio e della nostra storia.

E’ stato venduto un edificio diruto sopra il cimitero di Porto Venere, edificio inserito in un contesto dall’altissimo valore naturalistico, ambientale e anche storico.

L’edificio si trova lungo una via di lizza che dalle soprastanti cave di portoro faceva scendere i massi fino al paese. Ne sono testimonianza i fori dei piri attorno ai quali venivano avvolte corde di canapa che frenavano la discesa dei massi. Nelle vicinanze dell’edificio sono stati ritrovati anche antichi attrezzi e macchine per la lavorazione del marmo. Una zona importante per l’economia del tempo, che potrebbe esserlo anche oggi se rivalutata e valorizzata a fini museali.

La casa è stata abitata a lungo, almeno fino a dopo la seconda guerra mondiale da famiglie di Porto Venere, che coltivavano il terreno e ospitavano anche cavatori che venivano a lavorare dalle cave di Carrara. Come purtroppo succede in tutte le cave, anche lì ci sono stati morti che gli anziani del paese ricordano con amore e con rispetto.


L’edificio è inserito in un contesto ambientale e paesaggistico unico al mondo, all’interno di un Parco Regionale, Sito Unesco, Sito di Interesse Comunitario. A picco sopra la grotta Arpaia e il cimitero di Portovenere, con vista a mare aperto, battuto dai venti di maestrale e di libeccio. Proprio per proteggere l’uliveto e le coltivazioni da questi venti (qualcuno dice anche con scopi di difesa militare) sono stati eretti dai nostri antenati dei poderosi muri a secco, con forma ricurva e altezza notevole, che compaiono anche nel Plan - Relief della brigata dei topografi napoleonici guidati da Pierre-Antoine Clerc. 


Scrive Luisa Rossi, curatrice del volume Napoleone e il Golfo della Spezia: topografi francesi in Liguria tra il 1809 e il 1811: “I muri a secco sono la cattedrale povera delle genti liguri, sono la testimonianza di saperi costruttivi antichi, sono la base di pratiche rurali straordinarie, sono un patrimonio archeologico e culturale irripetibile che affratella il mondo mediterraneo”.

Con il tempo e a causa dei forti venti, le chiome degli olivi si sono come saldate alla cima del muro, formando un tutt’uno con esso e creando una cupola verso l’interno con un risultato particolarmente suggestivo. 


Per cercare di opporsi alla vendita di questo bene un gruppo di ricercatori e studiosi, coordinati da Fabio Giacomazzi, esperto in campo bionaturalistico ed ambientale, ha chiesto alla Soprintendenza della Liguria di dare una valutazione dell’interesse d’insieme di tutta l’area, in considerazione del fatto che “L’eccezionale valore del Muro della Crocetta risiede non solo nel manufatto in sé, ma anche nella sua funzione congiunta di sostegno del terrazzamento e di riparo dai venti dal mare a favore della coltivazione degli ulivi. L’uliveto quindi è parte integrante del bene da tutelare, come anche l’edificio che rappresentava la residenza dei fattori, quindi un tutt’uno di un paesaggio agrario il cui posizionamento all’estremo limite delle aree del versante interno, al confine con il sistema delle falesie del Muzzerone, ne fa un unicum”.  QUI l'intera relazione

Purtroppo questa istanza non ha fermato l’asta e il fabbricato con terreno pertinenziale è stato aggiudicato. Sono stati esclusi dall’asta i circa 10.000 mq di terreno, uliveto e gariga, che in un primo tempo erano stati compresi nella vendita, e per mantenere questi alla proprietà pubblica continueremo a batterci.

Non contestiamo chi ha legittimamente vinto l'asta (salvo l'esito dei ricorsi annunciati) ma contestiamo, come sempre abbiamo fatto, la visione dell'Amministrazione di Porto Venere che ha ancora una volta applicato l'equazione valorizzazione = monetizzazione.

Questa Amministrazione, che è rimasta tenacemente sorda a ogni appello, non sa o fa finta di non sapere che i beni pubblici e demaniali appartengono ai cittadini e un'Amministrazione pro tempore non può considerarli nella sua totale disponibilità e discrezionalità.

Esaminando l’art. 42 della Costituzione Italiana che tratta di “proprietà pubblica” e “proprietà privata”, Paolo Maddalena scrive: Ma quello che maggiormente interessa è il dato inconfutabile che al popolo non solo spetta l’appartenenza del territorio, come diritto insito nei suoi poteri sovrani, ma, proprio in virtù di questi poteri sovrani, spetta anche di decidere della destinazione d’uso e di godimento del territorio stesso. (Paolo Maddalena, Il territorio bene comune degli italiani, Roma 2014)

E ancora, a proposito della proprietà pubblica e demaniale sottolinea che con l’entrata in vigore della Costituzione della Repubblica italiana, il “demanio” è “proprietà collettiva demaniale”, per cui esso appartiene non allo Stato persona, ma allo Stato comunità, cioè al popolo, mentre alla Pubblica Amministrazione spetta semplicemente gestire questi beni”. (ibidem)


La nostra comunità e le generazioni future ne escono sempre più impoverite, private di beni che fanno parte della loro storia e che hanno contribuito a creare la loro identità.










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