sabato 16 dicembre 2023

Asta dei beni sull'isola Palmaria

 


Anche la seconda asta, ribassata, per la vendita dei beni della Palmaria è andata deserta

Questo conferma quella che è sempre stata la nostra convinzione, che si tratti di un’operazione fallimentare per il nostro Comune, portata avanti solo a beneficio di rapaci investitori ma con nessun ritorno per la nostra comunità, nemmeno quello economico così sbandierato. Anzi, sul nostro Comune incombe la prospettiva di un fallimento economico che, in base all’accordo capestro sottoscritto con la Marina Militare, lo porterà alla bancarotta.


Fin dall’inizio di questa sciagurata operazione ha prevalso la filosofia del fare cassa, della vendita/svendita di tutto il patrimonio culturale che ha fatto la nostra storia e ci ha resi famosi nel mondo. Fin dalla stipula di quel Protocollo di Intesa che abbiamo sempre denunciato come illegittimo oltre che dannoso, non c’è stato da parte del Comune e della Regione nessuno studio alternativo al Masterplan, nessuna possibilità che questi beni potessero rimanere pubblici e destinati a una fruizione pubblica, a disposizione di un turismo consapevole. Tutt’altro, ogni legge regionale, ogni delibera regionale o comunale che si sono susseguite hanno sempre avuto come faro la privatizzazione di questi beni, la loro monetizzazione. E quando tutto sarà privatizzato, svilito in operazioni di bassissimo livello ambientale, sociale e culturale, saremo privati di tutto.

Abbiamo più volte denunciato anche su questo blog il degrado e l’abbandono in cui versa il Parco Naturale Regionale di Portovenere e la sua Area di Tutela Marina, gestito da sempre in modo anomalo anche rispetto alle leggi sulle Aree Protette e completamente abbandonato negli ultimi anni in cui si è esplicitamente voluto sottometterlo al Masterplan. Eravamo e siamo invece convinti che solo un Parco forte, ben gestito, autonomo e autorevole avrebbe potuto e potrebbe ancora gestire questa operazione con finalità di tutela, educazione e ricerca, mantenendo i beni alla fruizione pubblica.

Vogliamo ancora credere che ci sia per i cittadini la possibilità di opporsi, di chiedere che venga tutelato l’interesse pubblico, di far sentire la loro voce in difesa di un bene, di una risorsa naturale e ambientale, di cui poter disporre anche in futuro e da poter trasmettere alle generazioni future.

Chiediamo che venga ripensata tutta l’operazione, che si sta rivelando sempre più miope e senza senso, e chiediamo un incontro pubblico con l’Amministrazione affinché ci venga illustrata la situazione e dove si possano fare le nostre proposte.




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