Si sta discutendo in questi giorni alla Spezia in assemblee e dibattiti
una Delibera del Comitato Portuale che contiene due decisioni fortemente
condizionanti per il futuro del Porto, del Golfo e di tutta la città: la
concessione dei moli portuali per oltre 50 anni ad un imprenditore privato, la
Contship, e la realizzazione di nuove banchine e interramenti per una
superficie pari a più di venti campi di calcio. (Nella prima immagine la situazione attuale, nella seconda i riempimenti previsti.)
Pubblichiamo questa nota degli architetti Giorgio Pizziolo e Rita
Micarelli, membri del Comitato Tecnico Scientifico dell’Associazione Posidonia,
sul futuro del nostro Golfo alla luce di queste decisioni.
Il polpo è un animale
intelligente, sensibile ed amichevole.
Le sue modalità di stare e di
vivere sono comparabili con molte città di mare, ed in particolare anche con
La Spezia.
I polpi hanno una loro tana, dalla quale si
affacciano con i loro tentacoli, ed hanno un ampio habitat circostante per la
loro sopravvivenza.
La città di mare (e La Spezia in
particolare) ha anch’essa la sua nicchia
(ecologica) di riferimento, tra le
colline ed il mare, ed ha un più ampio
habitat di sopravvivenza, costituito dal Golfo.
In questo contesto per il polpo
gli otto tentacoli sono essenziali per molteplici funzioni. Analogamente, per
la città di mare, tutte le
infrastrutture a mare, i moli, e tutte
le infrastrutture che sono in rapporto al mare, al porto, al golfo, sono essenziali,
sia per le sue attività marine, sia per la città stessa, nel rapporto
terra/mare. Tra la città e i moli non c’è quindi differenza, essi sono un tutto
organico, un prolungamento urbano in mare, un ingresso del mare in città.
E nel contempo, come nel caso
della Spezia, il Golfo è l’habitat complessivo dove la città può vivere e
respirare. Anche in questo caso di nuovo i moli e le attrezzature hanno una
funzione di relazione poiché divengono
un tramite, questa volta, tra Città e Golfo, proprio attraverso questi
luoghi di intermediazione.
La recente operazione di “Privatizzazione” di
fatto dei moli, così come del resto è stato
per la precedente operazione dell’ Water Front, sono tutte modalità di
appropriazione di parti essenziali della
città e del golfo, anzi sono la distruzione dei rapporti attivi tra la città ed
il suo contesto e del suo habitat, e privano i cittadini di una parte
strategica del loro ambiente di vita. Essi infatti non vivono più la loro città
come una città di mare, e il golfo sarà a sua volta una realtà separata. Se poi
si tiene conto che il golfo sarà sempre più un bacino di servizio ad una
nautica di trasporto pesante con livelli di inquinamento impressionante, ci si
rende conto che il futuro, per oltre 50 anni, sarà quello di stare in un luogo frazionato, con ogni
settore separato ed isolato, con la città a terra chiusa in se stessa come una
qualunque periferia di fondovalle, il porto e i moli funzionali solo a dinamiche tecnologiche, rigidamente comandati
ed esclusivi, ed un golfo come contenitore
di un liquido sempre più mortale.
E’ come se al nostro polpo avessero tagliato i tentacoli. Il Polpo Spezia
soffrirà per i prossimi 50 anni e più e morirà esausto forse molto prima.
I cittadini forse non se ne
rendono conto e non percepiscono questa atroce fine della loro città e del loro
Golfo, questa sorta di tortura urbana all’ambiente di vita spezzino.
Ma dovrebbero ripensarci anche
tutti quelli che, con incredibile velocità e senza alcuna trasparenza, hanno
autorizzato e reso possibile questa sciagurata decisione.
E sarebbe anche interessante che qualcuno verificasse (se non è già stato fatto) se , come in tutte
le gare pubbliche, anche in questa si fossero accertate le condizioni del rispetto
delle leggi antimafia.
A cura dei difensori dei Polpi e
della Posidonia.
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