Abbiamo
letto i documenti pubblicati nel sito della Regione Liguria relativi
all’isola Palmaria, in particolare quelli che si riferiscono al
Sito Unesco, agli Scenari di intervento e alle Attività affidate
all’advisor tecnico e, per la parte comunicazione, alla Società
Basi Comunicanti.
Il
quadro che ne abbiamo ricavato non è confortante. Intanto emerge con
chiarezza che non ci sarà un percorso partecipato ma solo
comunicazione, timore che avevamo già espresso nella nota inviata a
giugno in Comune e in Regione QUI. Leggiamo infatti che ci saranno “una
serie di incontri dedicati a illustrare, approfondire e recepire
eventuali istanze o suggerimenti”; ancora, il coinvolgimento
avverrà “attraverso una comunicazione chiara e programmata”.
Non
si tratterà quindi di percorso partecipato ma solo di comunicazione
condotta da facilitatori non neutri che si limiteranno ad illustrare
le decisioni assunte mentre le proposte delle associazioni e dei
cittadini saranno prese in considerazione solo se non interferiranno
con il quadro complessivo già delineato. Che non si tratterà di
percorso partecipato si evince anche dal curriculum dell’esperto
incaricato, curriculum di tutto rispetto ma in altro campo, in quello
appunto della comunicazione.
Il
primo di questi incontri è previsto per l’11 settembre, lì
vedremo come verrà impostato il cammino e saremmo ben lieti di
ricrederci.
Entrando
nel merito sia di quanto anticipato dalla stampa che di quanto finora
pubblicato nel sito, abbiamo notato una singolare corrispondenza con
il masterplan del 2007 che già prevedeva villaggi turistici al
Pozzale e a Cala Carlo Alberto, funivie o cremagliere per raggiungere
la vetta, ecc. I documenti pubblicati sul sito della Regione sono
indicati come Fase 1 e di tutto questo ancora non si parla
esplicitamente, ma già in quanto finora pubblicato abbiamo trovato
alcune immagini e riferimenti chiaramente datati, oltre ad alcuni
dati informativi non corrispondenti a verità
come ad esempio laddove si dice che si vuole aumentare la
conoscenza dell’isola “essendo l’isola stata per tanto tempo
inaccessibile in quanto zona militare”. A memoria d’uomo l’isola
fu inaccessibile solo per circa due anni durante la seconda guerra
mondiale quando fu occupata dalle truppe tedesche. Con l’eccezione
di questo solo periodo, Palmaria è sempre stata accessibile, molto
apprezzata e amata da tutti gli abitanti del Golfo e non solo, che la
hanno scoperta e conosciuta percorrendo a piedi i suoi sentieri e
bagnandosi nel suo mare.
Sulla
creazione di nuovi approdi abbiamo già espresso la nostra
contrarietà così come siamo convinti che non serva nuova viabilità
o, ancora peggio, una viabilità meccanizzata, ma sia invece
fondamentale fare manutenzione a quella esistente, come chiesto anche
dalla Pro Loco Palmaria. La stessa manutenzione e la stessa cura va
rivolta ai sentieri che devono essere tutti aperti e accessibili.
Non
ultimo, nell’affrontare un possibile intervento sulla Palmaria non
si può prescindere dalle implicazioni derivanti dal contesto
geografico in cui si trova: il rapporto con Porto Venere e
soprattutto con il Golfo della Spezia.
Tra
i documenti pubblicati sul sito della Regione c’è anche il Piano
di gestione del Sito Unesco Portovenere, Cinque Terre e Isole. In uno
dei primi paragrafi viene specificato che “l'obiettivo principale
del Piano di Gestione è quello di assicurare l’effettiva
protezione a lungo
termine del
territorio iscritto nella Lista del Patrimonio Mondiale e dei suoi
valori, per le presenti e future
generazioni.” Per
garantire il raggiungimento di questo obiettivo è indispensabile
“integrare e rendere
coerenti con il Valore
Eccezionale Universale e rispettosi
delle caratteristiche materiali e immateriali
che manifestano ed esplicitano tale valore i diversi livelli della
legislazione, pianificazione e programmazione vigenti sul territorio
del sito”. (il corsivo è nostro).
Quello
che abbiamo visto finora nelle ipotesi presentate si configura più
come business, valorizzazione esclusivamente economica, sfruttamento
e consumo piuttosto che come protezione, coerenza con i valori
materiali e immateriali e sviluppo sostenibile. Sembra che si
perpetui nel tempo l’azione di un “partito trasversale del
cemento” che agisce autonomamente, guardando solo a interessi
economici e non curandosi dell’ambiente, della cultura, delle
conseguenze sociali degli interventi. Per quanto ne sappiamo finora,
anche il Masterplan sulla Palmaria segue questa logica.
La
nostra visione sul futuro dell’isola vuole mantenere intatti i suoi
valori, da quello naturalistico a quello storico-culturale e questi
sono i soli aspetti dei quali auspichiamo una maggiore conoscenza,
ben diversa dalla “conoscenza di possibili fruitori e investitori”.
Rifiutiamo la monetizzazione e la banalizzazione dell’isola, la sua
omologazione a tanti altri luoghi, in sostanza un’isola che
potremmo acquistare su un catalogo.
Apprezziamo
l’impegno “consumo di suolo zero” e “recupero del costruito
esistente”, vorremmo venisse aggiunto “non un solo albero
abbattuto”. Siamo convinti però che, così espressi, non siano
impegni del tutto tranquillizzanti: anche un cambio di destinazione
d’uso, la vendita parcellizzata delle casette o ruderi esistenti o
la destinazione di beni storici a usi impropri oltre che banali,
avranno un forte impatto nella percezione complessiva dell’isola
che influenzerà negativamente i diritti nostri e delle generazioni
future.
In
conclusione, non ci sembra che quanto sinora emerso in documenti e
interviste o anticipato dalla stampa sia coerente con i principi che
la Regione stessa ha posto come prioritari e principalmente i valori
di un Sito Unesco, per cui chiediamo che, dopo un reale percorso
partecipato, venga redatto un Masterplan che segua la logica della
protezione, conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale e
naturale dell’isola Palmaria.
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