Dopo la notizia dell’attentato alla petroliera al campo boe di Vado Ligure anche a Panigaglia sono aumentate le misure cautelari contro atti di terrorismo. Il provvedimento maggiormente avvertito dai cittadini è stato la chiusura del sentiero che costeggia per un breve tratto la parte della baia lato Fezzano. Più e più volte siamo intervenuti sui rischi connessi alla presenza stessa dello stabilimento nel nostro territorio, citando sempre anche il rischio terrorismo, e ci ritorneremo ancora. In questo post vogliamo ripercorrere la storia di questo sentiero, storia emblematica dei rapporti tra Amministrazione Comunale e Società GNL Italia, che ha origini lontane e che merita di essere conosciuta.
Nel luglio 1987 Snam presenta, al Ministero dell’Industria e al Comune di Porto Venere, istanza di ristrutturazione per poter lavorare gas di tipo leggero. Il Comune di Porto Venere esprime parere dubitativo mentre il Ministero dell’Industria da l’assenso alle modifiche richieste,
Nel maggio 1988 viene sottoscritto tra Comune e Snam un Protocollo di Intesa per uno studio di fattibilità per un progetto calibrato sia sulle esigenze della Società che sulla conformazione della baia. Nella prima metà del 1989 viene presentato il Piano che prevede l’interramento dei serbatoi sotto il monte Castellana e l’aumento della loro capacità oltre a un nuovo assetto anche del pontile di attracco. La popolazione si oppone duramente e il progetto, che pure gode del favore dell’Amministrazione, viene accantonato.
Nell’aprile del 1990 la Regione Liguria dichiara le opere non compatibili con il PTCP e nell’estate il Comune di Porto Venere presenta ricorso al TAR contro l’autorizzazione rilasciata dal Ministero dell’Industria nel 1987. Con Ordinanza del 18 ottobre 1990 il TAR Liguria sospende i provvedimenti impugnati ritenendo prioritaria “la prevalenza degli interessi pubblici paesaggistici e ambientali rispetto a tutti gli altri interessi coinvolti”.
Nell’ottobre 1993 la Regione Liguria si fa promotrice di un’Intesa tra Snam e Comune di Porto Venere che contenga le indicazioni degli interventi di riqualificazione paesistico-ambientali dell’area, nonché “delle fasi principali di tale complessiva trasformazione assunta come obiettivo ineludibile del PTCP”.
Il 25 luglio 1994 il Comune di Porto Venere approva il Protocollo di Intesa che ha come presupposti sia la richiesta di lavori presentata da Snam, in particolare l’incamiciamento dei serbatoi in cemento armato, sia la richiesta della Regione riguardo la corrispondenza dell’assetto della baia al PTCP.
In questo Protocollo ci sono due passaggi che fanno capire quanto siano state complesse e impegnative le trattative Snam-Comune. Da un lato il Comune di Porto Venere che “intende individuare soluzioni progettuali per la baia di Panigaglia con destinazioni alternative rispetto all’attuale, anche allo scopo di adempiere alle norme del Piano Paesistico”, e per raggiungere lo scopo ricorda alla Società le sue stesse dichiarazioni secondo le quali “le aree di rispetto dei serbatoi in cemento armato sono sostanzialmente inferiori – a parità di condizioni – alle aree di rispetto dei serbatoi in lamiera metallica e che quindi la realizzazione dell’incamiciamento in cemento comporterebbe un sicuro miglioramento qualitativo della situazione ambientale e urbanistica, che consentirebbe interventi di trasformazione in armonia con quanto previsto da P.T.C.P.” Dall’altro la Società che non si sbilancia, né sui tempi di realizzazione né sul futuro parlando di disponibilità “alla destinazione ad usi alternativi di aree risultanti libere da vincoli di sicurezza e non utilizzate ai fini della attività dello stabilimento. Tale destinazione avverrà in forma da concordarsi non appena completato l’iter relativo al rapporto di sicurezza. Resta inteso che qualora le necessità dello stabilimento dovessero richiedere l’utilizzo o il vincolo di dette aree, Snam avrà diritto di provvedere in tal senso, indennizzando eventuali terzi”.
Il Protocollo di Intesa termina con questo impegno: “Rimane ferma la prosecuzione del confronto globale tra Snam e Comune sui tempi e modi di dismissione dell’impianto costituendo il presente atto una prima fase della complessiva trattativa”.
Affermazione ferma, inequivocabile e piena di dignità che non solo proietta il Protocollo nel futuro ma riafferma la supremazia del pubblico rispetto al privato. La ricordiamo sempre quando citiamo il Protocollo e ci piace pensare che chi la ha formulata avesse in mente anche l’articolo 41 della nostra Carta Costituzionale.
Purtroppo molto meno fermo sarà il successivo Accordo di Programma tra la Società, il Ministero dei Lavori Pubblici – Provveditorato Opere Pubbliche, la Regione Liguria e il Comune di Porto Venere sottoscritto nel luglio 1996.
Riporteremo per esteso nel prossimo post la parte economica finanziaria di questo Accordo ricordando che le cifre sono in lire e che bisogna dividere per 2000 per avere un’idea approssimativa della consistenza in euro.
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