Il 9 luglio 2012 il tribunale di
Roma, Prima sezione civile, giudice Damiana Colla, ha emesso una importante sentenza
con la quale ha ricusato il ricorso di Enel contro Greenpeace.
I fatti. Greenpeace ha lanciato
una campagna dal titolo “Facciamo luce su Enel” in cui accusa la società di
essere una delle principali fonti di inquinamento per l’uso di fonti fossili in
particolare carbone. Questa campagna, sia nelle pagine del sito, www.facciamolucesuenel.org, che in
gadgets distribuiti da Greenpeace, utilizza termini forti come “killer” e
altri. Enel ha presentato ricorso lamentando la lesione dell'onore e della sua reputazione
e definendo diffamatoria la campagna realizzata contro di lei, campagna che
le rivolge gravi accuse di responsabilità relative a danni, ambientali e alla
salute, prodotti dalle centrali a carbone da essa gestite.
Il tribunale, ricordando anche
altre sentenze della Cassazione, civili e penali, scrive che tale campagna non
può essere ricondotta al diritto di cronaca ma deve essere prevalentemente
ritenuta estrinsecazione del “diritto di critica, quale espressione del
principio costituzionalmente garantito della libertà di manifestazione del
pensiero”. “La critica – prosegue la sentenza - a differenza della cronaca (che
è narrazione di un fatto), configura l'espressione di un giudizio, di
un'opinione, ed in quanto tale non può essere rigorosamente obiettiva, ma
inevitabilmente soggettivo e corrispondente al punto di vista di chi la
manifesta”.
E ancora: “il diritto di
critica può essere esercitato anche in modo graffiante e con toni aspri, ma pur
sempre con il parametro della proporzione tra l'importanza del fatto criticato
(e dunque l'interesse pubblico del medesimo, ovvero la cd. continenza
sostanziale) ed i contenuti espressivi con i quali la critica è esercitata, i
quali non devono trascendere in attacchi e aggressioni personali diretti a
colpire, sul piano individuale, la figura morale del soggetto criticato”.
Il tribunale conclude che il
linguaggio utilizzato è “adeguato all'importante iniziativa di denuncia
ambientale, oltre che al pubblico cui è destinato, senza travalicare i limiti
imposti dal parametro della continenza formale”. E ancora “la durezza delle
espressioni è giustificata dalla gravità della tematica affrontata, dal suo
rilevante interesse per l'opinione pubblica”
Questa sentenza è importante
non solo per Greenpeace, per il Comitato Speziaviadalcarbone, che combatte
l'uso del carbone nella centrale della Spezia, e per gli altri comitati sorti
all’ombra delle ciminiere Enel, ma è importante per tutti quei cittadini che
ogni giorno si vedono minacciati e/o perseguiti da amministrazioni che non
tollerano vengano criticate le loro azioni e mettono in atto una vera e propria
criminalizzazione del dissenso con tentativi di soffocarlo e schiacciarlo.
Ci viene in mente a questo
proposito una Deliberazione della giunta comunale di Porto Venere, la n. 155
del 27 agosto 2010, la cosiddetta delibera del “bada a come parli”, nella
quale, a causa di una presunta “campagna
diffamatoria nei confronti dei rappresentanti dell’Amministrazione comunale,
posta in essere da rappresentanti di varie associazioni attraverso siti web e
dichiarazioni pubblicate su organi di stampa con grave danno per l’immagine
dell’amministrazione locale e dello stesso Comune di Porto Venere” e rilevando
“il pubblico interesse alla tutela dell’immagine dell’intera amministrazione
comunale oggetto di una campagna diffamatoria senza precedenti” l’Amministrazione
ritiene “opportuno affidare apposito incarico di assistenza legale al fine di
sporgere denuncia-querela nei confronti dei responsabili e dei rappresentanti
delle associazioni che a vario titolo hanno rilasciato dichiarazioni pubblicate
sulla stampa, nonché degli autori delle pubblicazioni telematiche sopra
citate”.
Continuiamo a pensare che
questo atto sia molto grave e
soprattutto significativo ed emblematico di un certo modo di intendere il
“governo” di un territorio e di una comunità; non si tratta di un episodio
isolato ma di una visione e di un sentire che ha permeato ogni azione dell'Amministrazione.
Crediamo ancora, come avevamo dichiarato al momento della pubblicazione della
Delibera, che un modo democratico di confronto con la società civile sia
possibile quando i politici eletti
praticano, nell'esercizio delle loro funzioni, un rapporto continuo con
gli elettori e non si limitano a teorizzarlo in campagna elettorale per poi
dimenticarlo subito dopo le elezioni.
La critica è un diritto, così
come lo è esercitare un controllo sull'operato di chi abbiamo delegato pro
tempore a rappresentarci; opporvisi è, da parte degli amministratori, espressione
di arroganza e tentativo di arrocco.
Consigliamo a chi volesse
approfondire la giurisprudenza sul “delitto di lesa maestà” la lettura della Lex Julia Maiestatis dell’8 a.C., delle Assise di Ariano del 1140, del Codice Rocco del 1930 e infine del Codice Penale Thailandese
Questo post è sintomatico del modo di governare dei membri di questa amministrazione.
RispondiEliminaNel 2008 si presentarono uniti promettendo trasparenza e partecipazione.
Ora dopo 4 anni di promesse non mantenute, la loro convivenza nelle stanze comunali
è più difficile. Ma nel tentativo di chiedere il rinnovo del mandato, alcuni di loro, hanno
trovato il collante : criminalizzare chi li censura. La critica quindi diventa un attentato
e chi la esercita non è un cittadino ma un"suddito ribelle"-
Ma è opportuno ricordare a lor signori che nel 2008 conseguirono un "mandato a tempo"
non la "delega a vita”.
che teneri! vi preocupate ancora di "rapporto con gli elettori"! avete letto la proposta di nuova legge elettorale con i collegi uninominali e sbarramento altissimo? Questi si preparano a chiedere il voto utile e se aumenterà l'astensionismo, chissenefrega, dimunuirà il quorum e sarà possibile vincere anche perdendo pezzi
RispondiEliminaQualche tempo fa Il Fatto Quotidiano ha pubblicato un breve articolo di Lidia Ravera che iniziava con queste parole: “La chiamano antipolitica, ma è sdegno”.
RispondiEliminaE' proprio lo sdegno che i partiti, ormai molto lontani da quelle organizzazioni democratiche sancite dalla Costituzione, non sono attrezzati a capire. "I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune. La loro stessa struttura organizzativa si è ormai conformata su questo modello, e non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione civile e l’iniziativa: sono piuttosto federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un “boss” e dei “sotto-boss”." Questo diceva Berlinguer nel 1981 e lo trovo sempre più attuale, quello che non potrebbe più rivendicare per il suo partito (che peraltro non esiste più, gettato alle ortiche), è una diversità.
Concordo con l’Anonimo commentatore sulla valutazione negativa della proposta di nuova legge elettorale, collegi uninominali, sbarramento, ecc.: dal porcellum al porcellinum.
sono pienamente d'accordo. Vota movimento 5 stelle e, tutti a casa.
EliminaTrascrivo qui di seguito il brano di un libro che sto leggendo e che ho trovato interessante. Il libro si intitola :"Pensare come le montagne" di Ermani e Pignatta.
RispondiElimina- All'acqua avvelenata della fontana del potere e' difficile resistere. L'unica soluzione e' non abbeverarcisi. In effetti, la realizzazione profonda della propria esistenza non puo' consistere nella gestione del potere che in ultima analisi significa da una parte prevaricazione sugli altri e dall'altro dipendenza dall'adulazione e dall'applauso altrui. Il potere e' una droga irresistibile che riempie i vuoti della propria vita, gonfia spropositamente l'ego, rende invisibili le proprie mancanze e lacune sostituite dalla superbia per la venerazione di cui si e' oggetto-