“Quel
luogo è inappropriato per le funzioni che lì vengono svolte.
Capisco che c’è perché quando fu realizzato alla fine degli anni
‘50 si prevedeva lì l’uscita e l’entrata dell’autostrada,
era tutta aperta campagna, e si presentava appropriato, ma oggi no”.
Questo ha detto il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani in
Consiglio Regionale dopo il grave incidente avvenuto in un deposito
di idrocarburi a Calenzano.
Le
stesse cose non si potrebbero dire per il rigassificatore di
Panigaglia. Costruito alla fine degli anni ‘60, era già allora
collocato in un sito palesemente inadeguato per la vicinanza ai
centri abitati e la mancanza di vie di fuga. Da sempre esiste
un’unica via che percorre la costa ovest del golfo collegando tra
loro i paesi che vi si affacciano. Ma seguendo un copione che si è
consolidato e affinato nel tempo, già nel 1966 partì a favore
dell’impianto una campagna di stampa che, abilmente guidata,
definiva la baia di Panigaglia come una “squallida fetta di terra
quasi disabitata…. dal suolo acquitrinoso ….. definita dagli
indigeni costa maledetta…”. Campagna che proseguì nel 2008 al
momento della richiesta di quasi triplicazione dell’impianto
quando, sul settimanale L’Espresso del 26 giugno, il
rigassificatore di Panigaglia venne chiamato “un tesoro nel Golfo”,
si definì la piccola baia “un luogo quasi abbandonato” e lo
specchio d’acqua del Golfo “piatto e silenzioso”.