“Quel luogo è inappropriato per le funzioni che lì vengono svolte. Capisco che c’è perché quando fu realizzato alla fine degli anni ‘50 si prevedeva lì l’uscita e l’entrata dell’autostrada, era tutta aperta campagna, e si presentava appropriato, ma oggi no”. Questo ha detto il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani in Consiglio Regionale dopo il grave incidente avvenuto in un deposito di idrocarburi a Calenzano.
Le stesse cose non si potrebbero dire per il rigassificatore di Panigaglia. Costruito alla fine degli anni ‘60, era già allora collocato in un sito palesemente inadeguato per la vicinanza ai centri abitati e la mancanza di vie di fuga. Da sempre esiste un’unica via che percorre la costa ovest del golfo collegando tra loro i paesi che vi si affacciano. Ma seguendo un copione che si è consolidato e affinato nel tempo, già nel 1966 partì a favore dell’impianto una campagna di stampa che, abilmente guidata, definiva la baia di Panigaglia come una “squallida fetta di terra quasi disabitata…. dal suolo acquitrinoso ….. definita dagli indigeni costa maledetta…”. Campagna che proseguì nel 2008 al momento della richiesta di quasi triplicazione dell’impianto quando, sul settimanale L’Espresso del 26 giugno, il rigassificatore di Panigaglia venne chiamato “un tesoro nel Golfo”, si definì la piccola baia “un luogo quasi abbandonato” e lo specchio d’acqua del Golfo “piatto e silenzioso”.
Chiunque conosca il luogo, o ricordi com’era, sa che non è e non è mai stato così. Dopo il disastro di Seveso del 1976 l’Europa ha emanato Direttive perché gli stati si dotassero di una politica comune in materia di prevenzione dei grandi rischi industriali. Dalla prima Direttiva, la cosiddetta Seveso I, recepita in Italia nel 1988, passando per la Seveso II, la Seveso II bis per arrivare a quella attualmente in vigore, la Seveso III recepita in Italia nel 2015, l’obiettivo è stato quello di prevenire incidenti rilevanti legati allo stoccaggio e all’utilizzo di sostanze pericolose. Le normative classificano gli impianti sulla base di questo rischio e il rigassificatore di Panigaglia è classificato impianto di soglia superiore a rischio incidente rilevante.
Da anni in questo blog all’etichetta Panigaglia denunciamo i rischi cui sono sottoposti la popolazione e l’ambiente per la vicinanza a un impianto Seveso che immagazzina gas naturale liquefatto, lo riporta allo stato gassoso e lo immette nella rete dei metanodotti. Come è ormai dimostrato dopo incidenti avvenuti nel mondo anche il metano esplode. Da anni inviamo Osservazioni a Ministero, Provincia e Prefettura, oltre che a giornali e parlamentari, ogni volta che si deve aggiornare un Piano Emergenza Esterno o rinnovare l’Autorizzazione Integrata Ambientale o decidere se nuove funzioni che verranno introdotte nella baia siano o no da sottoporre a VIA ordinaria. Ci siamo sempre sentiti rispondere da tecnici e politici, a nostro avviso molto superficiali e che in nome del business preferiscono nascondere la testa sotto la sabbia, con un atteggiamento che ha del patologico, che “qui non può succedere”. Questo refrain ripetuto come un mantra ha fatto sì che negli anni la popolazione si abituasse a questo impianto, lo considerasse quasi facente parte del paesaggio e assumesse nel suoi confronti una posizione rassegnata e fatalista.
L’impianto è pericoloso non solo per i rischi connessi alla sua natura ma è ancor più pericoloso per il momento storico che stiamo vivendo, momento caratterizzato da numerosi focolai di guerra, anche molto vicini a noi, con conseguenti possibili atti terroristici e le attività che sono presenti nel nostro Golfo accanto al rigassificatore ne fanno un obiettivo altamente sensibile.
Questo rischio, unito agli incidenti come quello di Calenzano o altri avvenuti in giro per il mondo, dimostrano purtroppo che il rischio zero non esiste e che anche qui può succedere.
Le immagini utilizzate sono tratte dal "Progetto caricamento GNL su autobotti/isocontainer" presentato da GNL Italia il 16/12/2019 al Ministero per l’Ambiente e la Tutela del Territorio e del Mare (oggi MASE Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energeica) per ottenere autorizzazione a inserire le funzioni di Truck loading e di vessel reloading nello stabilimento di Panigaglia. Per questo progetto non è stato ritenuto necessario andare a VIA ordinaria ma è stata svolta solo la verifica di assoggettabilità a VIA. Nell’immagine iniziale sono raffigurati i lavori che verranno eseguiti all’interno della baia mentre le altre due raffigurano baie di carico già realizzate in Francia e in Belgio
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